mercoledì 24 aprile 2013

Always put yourself in other people's shoes

Just a quick anecdote about today. I was at school, last 20 mins. of class with the kids. It's a nice afternoon and I decide, first time at all throughout the year, to take them out and let them play freely. It's just 3 of my usual 6 kids to look after. However, I ask the boys to play soccer close to me on the cemented area to keep an eye on them. The girl is safely engaged in a table football match nearby. I see the boys' moms are already there and have a quick exchange with them.  I decide to take a good spot in the sunlight and watch the kids play. Unfortunately, the girl's mom arrives right then and starts talking to me. I take a few minutes to answer her questions and have a little chat, out of simple courtesy. Right behind me, one of the boys falls and hurts is knee. Nothing serious, just a scratch. However, his mom is already beside him and she's quite agitated. She's angry with me and is accusing me of not looking after her child because I was busy doing my own thing. Although I doubt she'd be attacking me this way if I'd been talking to her in the meantime, it's useless to point out I was answering another mom's questions, because I was actually responsible for her child as she says. Furthermore, it was I who had insisted with the kids for playing in a cemented area rather than in the garden, where I usually go with them, and this just to keep a better eye on them. It was the first time in my life I felt sympathetic with someone. Although the lady was clearly overreacting, she had a point. If I had been the mom, I'd have had exactly the same feelings, or very similar ones at least. I don't know if I would have said what she said, but I can understand sometimes people need to let off some steam, so I think she just got her chance and took it, simple as that.  I excused myself with her, said she was right and it was my fault. She calmed down in a few minutes and said there were no hard feelings and I can tell she was sincere.
I am sorry for what happened, and, despite all of the possible excuses I could come up with, I simply put myself in her shoes and understood her pain and frustration. I reckon it's hard to do this when you're  the one to blame. The easiest reaction is to protect yourself, to find excuses and come up with a suitable answer. But I am a mom now, and that child could be mine. I won't crucify myself for what happened - because nothing serious really happened - but I won't underestimate the power of motherhood in such matters. In this case, it was the only reason why I had enough lucidity to behave properly. I am not going to say I am proud about that, although I am certainly grateful. I had the chance to do the right thing and, despite the disadvantage of being on the wrong side, I managed to solve things positively for everyone involved. I intend to use this experience as a good reminder for any similar future situation. Guess it might definitely come in handy. Again, motherhood IS new state of mind.


sabato 9 marzo 2013

POLITIKÉ

Di solito non uso questo blog per parlare dell'argomento in oggetto, anche perché, finora almeno, non mi è sembrato il luogo più adatto per farlo. Non è l'unico. Ce n'è almeno un altro nel quale proprio sono impossibilitata a farvi accenno. Anzi, adesso che ci penso, i luoghi sono diventati molti, troppi. Di questi tempi, in Italia, se solo t'azzardi a dire due parole in croce sulla tua opinione, per pacata che sia, ti trovi a fare le peggiori scoperte possibili. Tipo che, alcuni di quelli definisci amici, chiamano chi la pensa come te con gli epiteti meno felici e, non dico che Cartesio debba per forza mettere lo zampino dappertutto, ma, quantomeno, la mia proverbiale coda di metano fa poca fatica ad applicare la proprietà transitiva dell'uguaglianza e ad accendere un bel falò di sdegno. Perciò ho cominciato a seguire l'esempio di un giornalista che leggo spesso, ultimamente, il quale, quando proprio non ce la fa più, cancella gli indesiderati dalla propria pagina Facebook. Diciamo che, per ora, mi limito a restringere l'ambito delle notizie che mi arrivano da quelli che proprio hanno passato il segno, quindi non sono così drastica, però è vero che mi prudono le mani e che, se potessi, sarebbe meglio che partissi per un po' di sana meditazione tibetana. Volendo, posso aggiungere che tra poco m'attende la sala operatoria per via del mal di schiena, quindi il falò al metano è ampiamente pompato da afflati generosi di sopportazione zero. La cosa non depone comunque a mio favore, e va bene. Tuttavia, riflettendoci, penso che lascerò una piccola testimonianza del mio pensiero circa la Politiké su questo blog, perché potrebbe magari interessare ai miei figli, e anche a me, perché no, in futuro. Pensando che la parola Politiké è greca e che, testualmente, significa "che riguarda la città", si può ben intendere quanto il concetto abbia, da tempo, sfondato gli argini delle polis. Contando che queste ultime, per i loro abitanti, rappresentavano non solo la propria casa ma anche il proprio paese (o stato), non è difficile capire perché il senso dell'espressione sia stato così esteso. Invero, tra l'altro, non vi era alcuna distinzione tra la polis intesa come luogo fisico e come l'insieme dei suoi abitanti, pertanto concepire Politiké come "che riguarda tutti gli abitanti della città" è altrettanto corretto. Volendo, poi, abbattere i confini nazionali e riferirsi all'intero globo terraqueo, perché oggi siamo tutti "globalizzati", ci si può fermare a "che riguarda tutti". Molti confondono il significato di Poltiké con quello di Demokratìa, cioè "governo del popolo", il cui principio base è che la convivenza sia regolata in base alle decisioni della "maggioranza" schierata in favore di o contro qualcosa. Politiké invece, è un concetto molto più ampio, che la letteratura di genere ha eviscerato in mille modi ma che, in sostanza, si declina nel comportamento rispetto al prossimo. Tutto lì. Poi, volendo, ci si può buttare nella filosofia e nella morale, ma preferisco limitarmi ad un principio, seppur schierato, piuttosto universale, espresso da un certo Nazareno un paio di migliaia di anni fa: non fare agli altri ciò che non vorresti ti fosse fatto e ama il prossimo tuo come te stesso. In base a questo semplice paio di assunti, ritengo che parecchia gente la fuori, potendo, trascorrerebbe le giornate, nel migliore dei casi, a prendersi a sberle e, più in generale passa da fasi sadiche a masochistiche senza manco accorgersene. Questo è preoccupante, non la sequela di fanfaronate che la gente scrive su internet, ma la totale incapacità di uscire da uno schema egoistico privo di futuro, non solo per se stessi ma anche per il prossimo. Ciò detto, così parlo Mamma P.I.P. a quasi 34 anni: non ho la scienza infusa e men che meno mi interessa insegnare qualcosa a qualcuno. Nonostante il comportamento ignominioso che l'essere umano - sottoscritta inclusa, a volte - è in grado di dimostrare verso il prossimo, credo fermamente nella coscienza individuale e, come genitore, nella necessità di trasmettere l'urgenza dell'autoanalisi e del confronto con il mondo ai miei figli. Mi batterei anche a mani nude per difendere la libertà di opinione - e Voltaire mica scherzava quando diceva una cosa del genere!- ma, se proprio devo essere onesta, ne ho le scatole piene - anzi, ho già fatto almeno 4 traslochi - con le prese di posizione di chi sostiene che l'essere umano non abbia diritto a cambiare se stesso e il proprio destino. Vale di più la libertà di opinione o l'esigenza di cambiamento? Sul piatto della bilancia, Madre Natura dice che chi non si evolve è perduto, per quanto libero possa essere, pertanto sarebbe auspicabile che la libertà personale si facesse servizio al prossimo e fosse rivalutata alla luce di un apporto diverso, propositivo ed aggregante e non della mera esigenza egoistica ed autocelebrativa. Pertanto: ho studiato - poco per quel che magari aiuterebbe a mantenere un punto di vista sempre vigile e critico, ma non ho ancora la memoria di un Vulcaniano, gente!-, sempre su libri diversi, ho seguito la stella polare del pensiero critico rapportato ad una realtà in movimento, e ho concluso che bastava Aristotele per sintetizzare tutto: SONO CERTA di non sapere. Però va bene così, questa sapienza mi permette di scoprire e "virtute e canoscenza" sono il viaggio più straordinario dell'uomo. Ne ho citata abbastanza di gente - Sommo Poeta incluso - e con appropriatezza, per non passare per bottegaia ignorante? Perché, tra l'altro io AMO i bottegai ignoranti, perché anche loro hanno qualcosa da insegnarti, anche se non sanno che ti stanno trasmettendo qualcosa mentre lo fanno. Detesto, invece, i Professori lobotomizzati dai libri e dall'autocompiacimento, tutti, anche quelli che hanno 30 anni e si credono di averne 60, quelli per i quali "le cose stanno così", oppure "hai fatto solo citazioni fuori contesto", oppure "mamma come sei ignorante!". Senza dubbio, lo sono, quantomeno nel senso che lo scibile umano non mi è possibile. Tuttavia la mia opinione ha una dignità. E, se c'è una cosa per la quale non spenderò neanche un minuto della mia esistenza, è la difesa di un qualunque Status Quo. Le ideologie hanno dimostrato di fare più danni che altro: vanno capite, interpretate, smembrate e ne va tenuta solo la parte migliore, altrimenti sono solo maiali da allevamento, ora di questo ora di quel capoccia. Io penso davvero che Gaber avesse ragione: cos'è la destra? Cos'è la sinistra? Finzioni, idiozie create per manipolare il popolo bue e mantenere lo Status Quo a vantaggio delle oligarchie. Tuttavia, ed è questa la speranza, quella vera, che nutro per le nuove generazioni, la rete ci permette di acquisire informazioni, spesso discordanti, non filtrate, da interpretare, ma è una gigantesca opportunità di alfabetizzazione. La contemporaneità offre all'umanità un'opportunità di evoluzione ed uguaglianza che, finora, non è mai stata possibile. Tutto ciò che manca a questa opportunità di confronto meravigliosa è un'educazione e solo chi, disinteressatamente e con spirito di servizio - all'umanità, non al Partito di turno - si dispone a condividere il proprio sapere ha davvero a cuore il futuro dell'uomo. Sarebbe utile cominciare a pensare che il vicino non è necessariamente un deficiente, anche se lo pensa lui di noi. Sarebbe utile pensare un po' meno a se stessi e ai Padri della Patria e, piuttosto, a chi c'è ora e a chi ci sarà domani. Sarebbe utile fare programmi a lunga scadenza, invece che vivere alla giornata come animali selvatici, lavorare al bene e al progresso dell'umanità che sarà. In fondo, magari lo sapete, le più belle cattedrali del mondo sono state erette da uomini che sono vissuti molto meno del tempo necessario a realizzarle. Tuttavia, credo che pochi abbiano dubitato del loro valore, pur sapendo che non ne avrebbero visto il risultato finale. Tutto ciò che ci differenzia dagli altri mammiferi è la capacità di mettere in pratica i nostri desideri. Costa così tanto dare al cambiamento una chance di cambiare anche noi? Magari in meglio? Cerco di ricordare sempre che la Storia la fanno i vincitori - ed è vero, per molti periodi solo le scoperte archeologiche ci hanno consentito di acquisire differenti punti di vista da quelli sostenuti dalla storiografia ufficiale - per non perdere di vista il fatto che la ragione dimora ovunque e in nessun luogo e che, più di essa, ciò che conta è il benessere della collettività. Spero lo ricordino in tanti!

domenica 27 gennaio 2013

First words, First illnesses - Prime parole, prime malattie

Sono arrivata alla conclusione che gli esseri umani siano dei meccanismi precaricati. Certe funzioni si sbloccano solo in un determinato momento. Un significativo traguardo nei primi anni di vita di un bambino è la facoltà di parola. Ambo i miei figli hanno iniziato ad elaborare le proprie capacità linguistiche attivamente attorno al compimento dei due anni di vita. Né prima, né dopo, esattamente allora. Che non mi si dica che li ho fatti in serie, perché non è così che funziona. Il punto è, e ne ho la prova incontrovertibile, che improvvisamente, le loro boccucce fioriscono di suoni che, con tutta probabilità, stavano semplicemente lì in attesa del momento giusto per fare la propria comparsa. Quel momento sono i 2 anni. Ovviamente, li chiamano anche, e mica a caso, i "terribili 2", perché lo sono sul serio. Insieme al dono della favella, infatti, fanno la loro comparsa anche tutta una serie di atteggiamenti decisamente meno gradevoli, tipo quel detestabile monosillabo che inizia a prendere il sopravvento su tutte le risposte dei bimbi alle tue richieste/inviti (del tipo, 'Andiamo a fare la pappa?'), altrimenti noto come "NO!", tralasciando, poi, le innumerevoli scenate che sono in grado di recitare, riuscendo così a trasformare, con una rapidità sconcertante, le tue giornate in una guerra infinita per la sopravvivenza. Dicevasi infinita, in quanto è abbastanza comune che, quando cominciano a frequentare l'asilo, si tramutino alla velocità del fulmine in esperti "Cacciatori di germi" - pare che il loro motto segreto sia "Nessuno deve essere lasciato indietro!" -. Chiaramente, il non trascurabile effetto collaterale di questo sport piuttosto ardimentoso è che spesso si trasformano in tossicchianti, starnutenti e febbricitanti piccoli zombie che vagano per casa - se non sono impegnati nella caccia del Germe preda di turno, il che vuol dire che è concesso loro l'asilo, per un tempo massimo sinora registrato di 3 giorni fino all'infezione seguente - riuscendo così a trasformare non solo le tue giornate, ma anche le tue nottate - l'unico momento di tregua che ti restava - in uno spaventoso incubo.
Detto, fatto. Il nostro piccolo guerriero sta seguendo pedissequamente la sorella. Ha compiuto 2 anni il 4 gennaio e, da allora, ha deciso che qualsiasi cosa lo circondi è degna di menzione, nel caso, anche in un'altra lingua - come ho detto, esattamente come la sorella alla sua età, si tiene impegnato, oltre che giocando con qualsiasi trenino a tiro, anche guardando canzoncine, ninnananne, cartoni animati e affini in inglese...MALEDETTA Peppa Pig! -. Pertanto, il suo piccolo indice ciccioso è permanentemente puntato da qualche parte mentre, dando aria alla bocca più che altro, tenta di pronunciare una serie di - per ora inintelligibili - mono e bisillabi. E qualora la mamma fallisca nel tentativo di comprendere il messaggio - il babbo si è chiamato fuori dalla prima ora dichiarando:"Io non parlo Klingon"...non scherzo, gente! - il nanetto diventa isterico, seguitando a insistere con i medesimi suoni, sempre più forte e di continuo, come a sottolineare che il fallimento della comunicazione non è colpa sua. Nel caso in cui sia indeciso su cosa dire, porta teatralmente il suddetto indice sul lato destro della bocca, come a dare maggior concretezza all'impressione di starci effettivamente pensando su. E guai se, putacaso, ti scappa da ridere in quei momenti, perché il nanetto è suscettibile e potrebbe non apprezzare l'esser preso in giro per un transitorio momento di smarrimento. Oltre a tutto questo, pare che il cambio del pannolino, come qualsiasi altro cambio in generale, si sia trasformato in un vero supplizio, poiché il nanetto attacca a urlare e scalciare come un pazzo appena si tenta di sdraiarlo sul fasciatoio, come se stesse per essere siringato in una chiappa.
D'altronde, 50 Grillo è impegnata a perfezionare le sue capacità linguistiche. La "R" italiana mancante - che è un suono ben difficile - sta facendo capolino e la bimba comincia ad autocorreggersi quando sbaglia un participio passato o la coniugazione di un verbo irregolare. Con i puzzle, è una maga vera e propria: riesce a completarne uno da circa 100 pezzi in mezz'ora e, spesso, senza neanche guardare la figura di riferimento. È anche in grado di colorare omogeneamente, restando quasi del tutto nelle figure disegnate e facendo pochissime sbavature. Capisce l'inglese in modo incredibile e riesce ad esprimersi altrettanto incredibilmente, se stimolata. Ultimamente, ci chiede persino di cambiare lingua ai suoi cartoni preferiti per sentirli anche in originale.
La salute ancora le difetta parecchio - è un cacciatore di Germi di Classe A ormai, e sembra dover difendere il primato - e l'inverno l'ha, finora, obbligata a scendere a patti con la sua condizione, perché, di fatto, passa più tempo a casa che all'asilo con gli amici - dove sicuramente preferirebbe stare, perché le piace proprio il posto e anche gli altri bambini. È riuscita a guarire dalla tonsillite, tornare a scuola e far su il Germe della Scalattina in 36 ore - non sto scherzando. Il fratello si è semplicemente arreso a 48 ore di distanza.
Quindi, al momento, la nostra famigliola di Cacciatori di Germi e Combattenti spera solo in un po' di salute e riposo. Riusciranno i nostri eroi a stare tranquilli per almeno 36 ore? Lo scoprirete alla prossima puntata.
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I've come to realize human beings are like pre-loaded clockworks. Some functions only become available at a determined time. One of the biggest milestones within the very early years of every child is talking.  Both of my kids started to develop their language  skills significantly right around their second birthday. Not before, not after, exactly then. Now don't come and tell me they've come in series, it doesn't work that way. Fact is, and I have proof beyond argument, all of a sudden, intelligible sounds started to blossom from their little mouths, just like they'd always been there, simply waiting for the right time to appear. That time is 2 years of age. Of course, the so-called 'terrible 2s' are indeed terrible. As it is, with the gift of speech, many other much more unpleasant habits come along, like that detestable monosyllable that begins to populate most of the kids' answers to your requests/invitations to them (such as, for example: 'Shall we go to dinner now?'), a.k.a. 'No', not to mention the impressive amount of daily tantrums they can set up, quickly transforming your day in an endless war for your own survival. I'm saying endless because it's quite common that, once they start to go to kindergarten, they suddenly transform into expert 'Germ hunters' - rumor has it their secret motto is 'No one must be left behind!' -. Of course, the not so negligible side effect to this rather rash sport of theirs, is that they frequently become coughing-sneezing-feverish little zombies around the house - when they're not on a hunt for the next Germ-pray, meaning they're allowed to attend some school for a so-far registered interval of maximum 3 days before the next infection- thus turning not only your days but also your nights - the only truce moment you're left with - into a scary nightmare. 
Said and done. Our little warrior is perfectly following his sister's steps. He turned 2 on Jan. 4th and, right after that,  he decided everything around him was worth mentioning, even in another language - as I said, just like his sister did at his age, he keeps busy, besides playing with any train toy around, also watching English tunes, lullabies and cartoons...DAMN' Peppa Pig! - . So now, his chubby right index finger is permanently pointing at something while his mouth is attempting to utter a series of - so far barely intelligible - mono- and disyllables. And when his poor mom fails to understand his messages - his dad called himself off the game from the start by specifying 'Sorry, I cannot speak Klingon'...I'm not joking,  people!-, the little fellow goes hysterical,  insisting with the very same sounds, simply repeated louder and over and over again, as to point out the miscommunication is not his fault. When he's undecided about what to say, he dramatically puts the above mentioned chubby index finger  on the right corner of his mouth, in the attempt to look more convincingly thoughtful. And don't you dare bursting out laughing at that point, because the guy is sensitive and might not like you making fun of his momentary dismay. In addition all of the above, diaper's change, as any clothes change in general, has become a torture apparently, as he starts screaming and kicking furiously, when he's put down on the changing table, like if he were about to get a shot in the ass. 
On the other hand 50Grillo's working on perfecting her language skills. The missing Italian "R" - a very difficult sound indeed - is on its way and she's starting to correct herself when it comes to irregular past participles and verb conjugations in general. She's a true witch with jigsaw puzzles, and can complete a hundred or so pieces one in half an hour without even checking the final picture. She can also colour almost entirely within a frame making really little mistakes. Eventually she understand English amazingly and can speak even more amazingly, if stimulated. She's started to ask us to switch language to her favourite cartoons so that she can watch them also in English. 
Her health is still quite poor - she's a senior Germ hunter now, and she's clearly got a reputation to defend - and winter's been forcing her to come to terms with that, as she's spending more time home with us than in kindergarten with her friends - where she'd love to be, as she loves the place and the other kids -. She was able to recover from tonsillitis, get back to school and catch the Scarlet Fever Germ in 36 hours - not joking. Her brother simply shared her fate within the following 48 hours. So now, our little family of Germ catchers and fighters is hoping for some health and rest. Will our heroes make it to stay away from trouble for more than 36 hours? Stay tuned for our next episode.

giovedì 22 novembre 2012

Any other business - Varie ed eventual

Oggi, ci sono un po' di cose che vorrei mettere per iscritto, un po' relative al nostro quotidiano e un po' ai titoli di cronaca più recenti. Per questo motivo, il titolo del post è così generico.
Lo scorso 17 Novembre è stata la Giornata Nazionale dei Bambini Nati Pretermine, in Italia. Io stessa sono stata la mamma di un prematuro, come ho già avuto modo di descrivere in un post su questo stesso blog, quando mio figlio è nato. Da quei primi giorni, tinti di emozioni forti, profonde e contrastanti come paura, speranza e impotenza, non ho mai smesso di pensare a tutti quei P.I.P. che sono rimasti in T.I.N. Quanti di loro sono riusciti ad andarsene col proprio piccolo? Quanti sono ancora lì a resistere, o a fare del proprio meglio per riuscirci? Tutto ciò che posso fare per loro è pregare, inviare loro i miei pensieri più positivi, sperando il meglio per il loro presente e futuro. Sapete, il tempo è insignificante in alcuni posti, tra cui la T.I.N. e tutte le terapie intensive, in generale. In un certo senso, credo sia questo il motivo per cui sono in grado di cogliere il meglio degli esseri umani. Se il tempo non conta, siamo tutti molto più vulnerabili, nudi di fronti a noi stessi, perché, in fondo, il tempo non è che un contenitore di scuse, che ci permette di evitare quella che altrimenti sarebbe un'ottima abitudine: l'auto-analisi. Se il tempo non ha valore, prima o poi si inizia a discutere di se stessi, perché c'è ben poco che resta da fare, alla fin fine. Molta gente dovrebbe avvicinarsi ai genitori della T.I.N., tanto per dare una ripassata a ciò che significa essere umani. Lo consiglio, in particolare, a chi ha il potere di decidere della vita e della morte di un bambino, anche in Israele e in Palestina. A questo proposito, il 20 novembre, è stata la Giornata Nazionale dell'Infanzia. Per qualcuno di voi, ha voluto dire qualcosa? Avete rivolto almeno un pensiero ai milioni di bambini che soffrono nel mondo, e ai loro, spesso impotenti, genitori? Io sì. Sono stata obbligata a farlo. Un amico ha condiviso su Facebook una foto ritraente alcune delle piccole vittime più recenti del conflitto medio-orientale. Nell'immagine, quel che si suppone sia un padre, bacia la fronte di un piccolo corpo inerte martoriato. Avrebbe potuto essere mio marito, che baciava la fronte del cadavere di mia figlia o di mio figlio. È stato un pensiero talmente realistico da feririmi, profondamente. Ognuno di noi potrebbe essere quel genitore. Ognuno di noi potrebbe dover vivere il resto della propria vita con l'insopportabile pensiero di tutto il dolore, la paura e la sofferenza che quel bambino/a deve aver patito, magari mentre gridava disperatamente, chiedendo aiuto alla mamma o al papà, sicuro che qualcuno sarebbe venuto a salvarlo/a, e tutto questo mentre una bomba poneva fine alla sua piccola preziosa esistenza. Vi sembra abbastanza reale? A me sì. Per questo motivo ho deciso di condividere la foto a mia volta. Ho pensato che, nonostante le reazioni poco piacevoli che avrebbe potuto suscitare, ne valesse la pena. A volte, anche una sensazione sgradevole va condivisa, perché, come la medicina più amara, può stimolare una reazione ottimale, e così tirare fuori il meglio di noi.  
Ma alla fine, che vuol dire essere un buon genitore? Me lo chiedo tutti i giorni. Siamo buoni genitori perché soffriamo, perché ci preoccupiamo? Perché ci siamo, o perché non ci siamo? Al momento, credo che la risposta migliore sia perché lo siamo e non ce ne dimentichiamo. Per questo dovremmo sempre continuare a fare del nostro meglio ogni istante, per noi e per i nostri figli, semplicemente per dimostrare che siamo genitori, persone, esseri umani tra esseri umani, che fanno il proprio possibile col massimo impegno, per lasciare all'umanità anche solo una scintilla d'amore e progresso, con la testimonianza della propria vita. Se riuscissimo a ricordarci di questa semplice abitudine, credo che il mondo diventerebbe un posto decisamente migliore in breve tempo.

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I have various things I would like to put into words, today. Some related to the most recent newspaper headlines, some to our daily living. This is why the blog's topic today is so unspecific. 
Last November 17th was the National DAy of Premature Babies, here in Italy. I myself was the mom of a premature child, as I had the opportunity to describe on this blog when he was born. Since those very first days, filled with deep, strong, contrasting feelings and emotions, such as scare, hope, defenselessness, I haven't stop thinking of all those P.I.P.s I left behind in the NICU. How many of them made it to take their child out of there? How many are still hanging in there, or at least trying their best to? All I can do is praying, meaning, sending my very best thoughts to them and their children, hoping for the very best for their present and future. You know, time is meaningless, in some places, and NICU, and any ICUs in general, are among them. In some ways, I believe this is the main reason why they can take the very best out of human beings. When time doesn't matter, we are much more vulnerable, bare in front of our own selves, because eventually, time is nothing but a big excuse container, which allows us to avoid that nonetheless healthy habit which is self-confrontation. 
When time is not a deal, sooner or later you start to discuss yourself, because there's little else you're left to deal with, in the end. Many people should get in touch with NICU's parents, just to get a quick review of what being a real human really means. Among them, I'd strongly recommend a visit to several people with the power to decide whether a child's life is worth living or not, even in Israel and Palestine. With regards to this, last November 20th, was the National Day of Childhood. Did it mean something to any of you? Did you have at least a thought for the millions of children suffering worldwide, and for their often helpless parents? I did. I was forced to. A friend of mine shared a picture on Facebook, showing some of the most recent little victims of the endless Middle-East conflict. In the picture, what could supposed to be a father was kissing the forehead of a toddler's tortured corpse. It could have been my husband, kissing my daughter's or son's dead body. It was a thought so real it hurt, and badly. Any of us could be that parent. Any of us could be living the rest of his/her life with the unbearable thought of all the pain, fear and suffering that child must have gone through, maybe while desperately calling for mom and dad to rescue them, surely confident someone would answer that call, all this while a bomb was putting an end to his/her precious little life. Does this sound real enough to you? To me, it does. That's why I decided to share that picture myself. I thought that, no matter how unpleasant the feelings it might provoke, it was worth doing it. Sometimes, even unpleasant feelings are to be spread, because, like the bitterest medicine, they can stimulate optimal reactions, and eventually take out the best of us. 
But then eventually, what makes a good parent? I ask myself this question daily. Are we good because we suffer, because we care? Are we good because we're there, or because we aren't? As for now, I believe the best answer keeps being we are good because we are parents, and we never forget that. That's why we should always keep giving our best, every minute, to ourselves and to our children, simply to prove we still are parents, as well as people, humans among other humans, trying their hardest to leave humanity even just a glimpse of love and progress with our lives. Should we all succeed in remembering this very simple habit, I guess the world would be a much better place in no time.
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venerdì 2 novembre 2012

Confessions of a mom-in-progress - Confessioni di una mamma-in-corso

Già da qualche giorno mi rimprovero di non aver mantenuto aggiornato il blog in questi mesi. Ci sono amiche più brave di me che lo fanno costantemente, anche con post brevi. A me, invece, serve tempo, anche solo per mettere insieme qualche idea. In breve: l'estate è stata proficua. Il Crociato ha iniziato a camminare all'alba dei 18 mesi - con la solita calma - ed è stato inserito all'asilo con successo tra settembre e ottobre. Come da programma, ci ha messo il suo tempo, ha fatto dannare le dade, e adesso è il loro beniamino (ma và?). La sorella diventa sempre più bella e sveglia, nel frattempo. Dopo un'estate a suon di "No!" per ogni cosa - ha fatto spazientire anche sua nonna...avete letto bene, sua NONNA!- , a farci dannare per toglierle il pannolino, è scesa a Canossa, non si sa se per l'avvenuto passaggio dell'uragano Sandy, oppure per l'intervento - a nostro avviso miracoloso - dei Fiori di Bach - prescritti dalla pediatra - oppure entrambe le cose. Fatto sta che 50, un bel giorno, dopo mesi a rischiare a la cistite pur di non sedersi sul trono di ceramica e/o di non sporcarsi i pantaloni, è andata dal suo babbo, lo ha informato del fatidico bisogno e gli ha chiesto di accompagnarla al bagno. Poi si è seduta sul suo vasino, disprezzato fino alle precedenti 24 ore, con corredo di insulti e tragedie greche, beninteso, e...psssss. Sic! Giurin giurella, non scherzo. Poi, per carità, adesso navighiamo a vista. Passiamo dalla collaborazione maxima al rifiuto più totale. Della serie: abbiamo deciso di non sgridarla neanche più perché, come risultato, si immobilizza, proprio come un riccio minacciato, e scuote solo la testa, piangendo terrorizzata. Al di là della seccatura del momento, ammetto che questo comportamento estremo - e forse anche un po' teatrale- mi preoccupa. Quantomeno mi lascia interdetta e, siccome sarà anche testarda, ma in fondo è una bimba intelligente e sensibile, non voglio correre rischi. Ammetto di avere il terrore dell'autismo e di fare qualsiasi passo falso che possa provocarlo. E poi resta sempre un esercizio di buona pazienza per me e, se vogliamo, anche di fantasia. Devo trovare la maniera di essere incisiva senza gridare e senza perdere le staffe - che è umano, va bene, ma che non è una bella abitudine. E poi, per i bimbi come per gli adulti, vale la regola d'oro: chi si inca**a si sc***za.
Ciò detto, credo che i Fiori di Bach saranno una terapia permanente. Sarà anche un caso, ma quando prende le goccine è sempre più serena, meno ansiosa, pur non perdendo un grammo dell'argento vivo che ha addosso. Quindi, siccome è roba omeopatica che non fa danni, perché no?
Il Crociato è diventato, invece, un taparotto tutto pepe, col suo bel caratterino. A voler dar retta all'astrologia, è un bel Capricorno coi controfiocchi. Non sgarra una caratteristica del segno a cui appartiene: testardo, abitudinario, affettuoso, attento, organizzato, pragmatico, ipersensibile. Capacissimo di perdersi dietro ai suoi giochi per ore, se lasciato in pace, diventa una bestia se qualcuno lo disturba o gli porta via quello che ha in mano. D'altra parte, a ventidue mesi, strappare i giochi di mano alla sorella non rientra tra i suoi dilemmi esistenziali, anche se deve aver capito che, se lo becchiamo in flagrante, sono guai. Perciò tende a comportarsi bene, se guardato a vista. Guai a saltare un pasto, impedirgli di dormire, disturbare la sua routine. Se sei nuovo dalle sue parti, a prescindere, sei insignificante. Se poi gli tocca di avere a che fare con te, prima che ti degni della sua attenzione, devi esserti sudato tutto il guardaroba. Mamma, papà e sorella sono il suo mondo. Baci, baci e baci a tutti, sempre, sorella inclusa, che, comunque sia, lo adora e ne vorrebbe un altro - sì, un fratellino, proprio. E io: ma una sorellina? E lei: no, un fratellino. E io: ma un altro? Sei sicura? E lei: sì, sicura. Ah beh, allora....Il Crociato ama la nonna materna e stravede per i nonni maschi. Al momento, anche le dade sono ok, comunque degne di un abbraccio e un bacino occasionale - su invito della mamma. Il resto del mondo? Non pervenuto. Ah no, dimenticavo i suoi fratelli col pelo. Quelli gli piacciono, gli fanno il solletico coi baffi. 
Per il resto...beh, il pensiero va a due amiche, una in attesa - forse ancora solo per qualche ora - e una che ha appena partorito. Non le invidio per niente, coi primi mesi da affrontare, devo dire, però so che il loro mondo sta per cambiare per sempre, nell'unico modo davvero irreversibile che esiste, che poi è anche il modo più bello. In questi giorni, tra l'altro, ci interroghiamo, D.I.P. e io, sulla possibilità di un terzo bimbo, che, come si sa, sarebbe ben gradito. So che adesso non ho le forze, me ne rendo ben conto, ma l'incoraggiamento di mio padre dell'ultim'ora al riguardo non è male - "..ne hai già due, vicini, belli e sani. Per me sarebbe meglio dire basta...e poi, parliamoci chiaro, il tuo fisico fa schifo, come il mio"-. Ok, è mio padre, mi ha visto partorire e non penso sia stato facile star lì a vedermi soffrire come una bestia per ore. Però...che delicatezza! Non ha tutti i torti, lo so bene. So di non essere d'acciaio, forse neanche di latta, ma ho le mie forze, se le cerco e le alleno, questo sì. Bisogna vedere se bastano. A parte tutto, anche il solo pensiero è complesso. Per questo evito di dargli spazio. SE un bel giorno ci sentiremo pronti lo faremo, sennò amen. Va bene comunque. Qui diario dei P.I.P., due ottobre duemiladodici. Passo e chiudo, per ora.

mercoledì 30 maggio 2012

33

Today's my 33rd birthday. There's so many 33 in our lives, some of which matter more than we can imagine. This morning, I found a beautiful letter from my partner lying on the bed. I'd love to cite a few passages because it's really deserving: "33 was the age of a man who died making history, a charismatic leader for many in his brief life, who became an immortal symbol for most who passed after him, through the following two thousand years. A man who taught to love and respect your neighbour, who left a message that still sets a bond among religions where else deeply different from one another".
33 years spent for the love of human beings, wherever he went, whatever he did. 33 years of words which still carve our hearts and souls, the very first milestone in the history of mankind. 33...I haven't accomplished anything such as in my 33 years in this world, of course, but something I have, and today I'd like to share it: I am a happy person. In my experience, there is nothing such as being happy and glad to be alive and to catch the daily opportunity of "suck out all the marrow of life", as H.D. Thoreau admirably synthetized before me. There is nothing more important than "being". If you "are" then you can help others find their own way to "be".
That's the most important lesson I've learnt from "those" 33 years as well as from mine. In other 33 years, doubling this goal, I'd love to be saying I've been able to keep my joy of living and spread it a bit out into the world. I'd love to say, my partner and kids can still see that flame in my eyes and  are proud bearer of their own flaming torch of hope and love for humanity, which makes them humans.
That's all. That's my 33.
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Oggi è il mio 33esimo compleanno. Ci sono tanti 33 nelle nostre vite, alcuni dei quali più importanti di quanto immaginiamo. Stamane ho trovato una bellissima lettera del mio compagno sul letto e vorrei citarne qualche passaggio perché merita davvero: " 33 sono gli anni che visse un uomo che ha cambiato la storia del mondo, un uomo carismatico che è stato un "leader" per tante persone durante la sua vita breve vita  ed è diventato un simbolo immortale per tutti quelli che sono passati per questa Terra nei duemila anni successivi. Un uomo che ha insegnato ad amare e rispettare il prossimo, un uomo che ha lasciato un messaggio che, ancora oggi, unisce religioni che per altri versi sono molto distanti".
33 anni spesi per amore degli esseri umani, ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse. 33 anni di parole che ancora oggi incidono i nostri cuori e le nostre anime, la prima vera pietra miliare nella storia dell'umanità. 33...io non ho fatto niente di simile nei miei 33 anni a questo mondo, ovviamente, ma qualcosa sì, e oggi desidero condividerla: sono una persona felice. Nella mia esperienza, non v'è nulla come essere felici e lieti di essere vivi e poter cogliere l'opportunità quotidiana di "succhiare fino in fondo il midollo della vita", come H.D. Thoreau ha saputo sintetizzare mirabilmente prima di me. Nulla è più importante che "essere". Se "sei", allora puoi aiutare anche altri a trovare il proprio modo di "essere". É la lezione più significativa che mi hanno insegnato "quei" 33 anni così come i miei. Tra altri 33 anni, doppiando questo traguardo, vorrei poter dire che sono stata in grado di preservare la mia gioia di vivere e di spanderla un po' per il mondo. Vorrei poter dire che il mio compagno e i miei figli possono ancora vedere quella fiamma ardere nei miei occhi e che essi sono tedofori orgogliosi della propria fiaccola accesa di speranza e d'amore per l'umanità, quella fiaccola che li rende umani.
Ecco tutto. Questi sono i miei 33 anni.

sabato 28 aprile 2012

Lega del Latte, antibiotici e...

L'inverno è arrivato, ha fatto i suoi danni e se n'è andato...e la primavera non pare intenzionata a essere da meno. Sul nostro frigorifero è stato attaccato persino uno scadenzario giornaliero per la somministrazione delle varie medicine che 50Grillo deve ingurgitare, per forza o per piacere. La nostra personale collezione di raggi X è schizzata da 0 a 4, in meno di tre mesi, mentre i giorni d'asilo hanno subito una contrazione direttamente proporzionale alle visite dalla pediatra - che ormai è una di famiglia. Nel giro di mezza giornata ho avuto 5 consulti diversi per l'ennesimo focolaio della bimba, che tossisce come un fumatore incallito giorno e notte e rimbalza da un'infezione all'altra alla velocità di una pallina da tennis in partita. La parola "guarire" ha assunto, per la sottoscritta, un significato simile a quello del parcometro: trattasi di servizio a tempo. Quanto? Si spera sempre di strapparne un po' di più, ogni volta. Ogni volta che mi guardo allo specchio (sempre meno, devo dire), verifico per quanti secondi riesco a sorridermi senza sembrare stravolta: di rado arrivo oltre il paio e, più tempo passa, meno mi ci metto.
Il nonno di 50 dice che dopo due anni di salute piena e scoppiettante la bimba ha preso la prima botta seria con l'asilo. Chiamarla "botta" è come comparare un tamponamento al semaforo con un frontale in autostrada, almeno per me. La "botta" è per tutti: mamma, papà e fratellino (che, in realtà, condivide i medesimi germi, con la differenza che se li piglia uno alla volta, mediati dalla sorella, e che, quindi, in questo modo si corazza piano piano...Mitridate insomma. D'altra parte è un guerriero, no?).
Un bimbo ammalato è un potenziale tornado per la famiglia che lo assiste. I genitori faticano a stare sulle proprie gambe, figuriamoci a trovare del tempo per se.
I dottori si trasformano in liane della Foresta Amazzonica e, a meno di non essere discendenti di Tarzan o specialisti a propria volta (oddio, no, forse così è anche peggio) la sensazione di smarrimento e stordimento è la prima che arriva e l'ultima ad andarsene, come il parente più scomodo.
Sono stanca.
E poi, mentre aspetto l'ennesima ricetta per l'ennesimo treno di antibiotici e cerco di non vomitare per la stanchezza e la tensione e il terrore che ci sia "dell'altro" che non sappiamo - essere mamma è anche questo, gente!- eccoti, nella sala d'attesa della pediatra, la splendida neomamma bis - con pargola annessa, in braccio - discettare con l'apprensiva/attonita/esausta/rincitrullita neo-neomamma - anch'essa con pargola al seguito - del fondamentale apporto della Lega del Latte nell'aiutarla a non rinunciare all'allattamento al seno, che al primo figlio le era mancato. La neomamma new age - nonostante abbia una figlia che vomita ed è piccola, per sua stessa ammissione - ha bandito il latte artificiale, così come gli antibiotici, che fanno male, perché se anche le sue figlie sono piccole stanno comunque bene ed è meglio che la natura faccia il suo corso. Al massimo l'aerosol e la pulizia del naso. Magari la piccola ci mette di più a guarire ma almeno si fa i suoi anticorpi naturali. E l'esperienza insegna, chiaramente: in nove mesi di nido della prima pargola mai manco un raffreddore (mica a pensare: che culo! Sono stata fortunata. Figuriamoci!). E poi, se anche mangia poco, basta che stia bene, no? Ci sono bimbi che mangiano poco ma crescono lo stesso in altre parti del mondo, no? (Magari, però, hanno fame e mangerebbero, potendo! Magari a te va bene perché tua figlia non è famelica. Al posto mio non so se avresti fatto tanta filosofia riguardo all'"aggiunta").
L'altra mamma pendeva dalle labbra della mamma bis (EROICA genitrice di bimba 1, anni 2  e tre mesi e bimba 2, 3 mesi. Neo-neomamma: "Chissà che fatica!". Mamma bis: "Un inferno, guarda, ma così ho fatto e non ci penso più!"), battendosi il petto per aver dato rinunciato ad allattare quando dal tiralatte non usciva niente (forse perché non c'ERA niente?) ed essersi affidata al latte per bimbi stitici da 30 euro alla confezione (se ne trova a meno e altrettanto buono, basta cercare). Mamma bis tentava di confortarla e la incoraggiava a provare al secondo figlio.
E io? Per la prima volta da secoli ho pensato, con sarcasmo zero, che il mondo è bello perché è vario. Cioè, per me sentire certe cose equivale più o meno a guardare "Zelig" e lo penso seriamente, beninteso, però c'è anche chi la pensa in questo modo e ha diritto a esistere. Se sono intervenuta? No. Perché? Che senso avrebbe avuto? Non è mica una gara a chi spara la trovata migliore. Penso semplicemente che ognuno debba sbattere il naso sulla propria esperienza e così vale anche per me e i 4 episodi di focolaio di 50. Cosa spero di imparare? A prenderla meglio, anzitutto. É solo il primo e manifesto di una lunga serie di problemi per ora solo potenziali. E se accadesse il peggio? Credo che si vedrà e basta.
E comunque: ho due figli nati a 15 mesi di distanza, ho allattato la prima due settimane, prima di rinunciare, perché era sottopeso e non faceva che piangere, mentre il secondo, rientrato dall'ospedale dove l'hanno trattenuto per una settimana, non ne voleva sapere di attaccarsi e comunque il tiralatte aveva già evaso ogni mia scorta. Ho trovato un ottimo latte all'estero, ho speso il giusto e i miei figli sono cresciuti bene lo stesso. Mia figlia, attualmente, prende due antibiotici ed è al 4° ciclo complessivo. Si è ammalata al primo anno di asilo (come molti bimbi) e ha passato a casa 3/4 dell'anno scolastico. Ringrazio Fleming, Pasteur e Jenner di essere esistiti, così come che ha inventato il latte artificiale che, in mancanza delle care vecchie balie, ha permesso ai miei figli di sopravvivere e crescere. Non amo granché i farmaci ma cerco il buonsenso in ogni cosa, anche nel loro uso. E non sono un modello da imitare. Mi piacerebbe che passasse anche solo questo, di pensiero. E comunque faccio volentieri a meno della Lega del Latte: il mio record estrattivo è stato di 70 ml (di colostro): una volta sola, poi basta (del tutto).