mercoledì 24 aprile 2013

Always put yourself in other people's shoes

Just a quick anecdote about today. I was at school, last 20 mins. of class with the kids. It's a nice afternoon and I decide, first time at all throughout the year, to take them out and let them play freely. It's just 3 of my usual 6 kids to look after. However, I ask the boys to play soccer close to me on the cemented area to keep an eye on them. The girl is safely engaged in a table football match nearby. I see the boys' moms are already there and have a quick exchange with them.  I decide to take a good spot in the sunlight and watch the kids play. Unfortunately, the girl's mom arrives right then and starts talking to me. I take a few minutes to answer her questions and have a little chat, out of simple courtesy. Right behind me, one of the boys falls and hurts is knee. Nothing serious, just a scratch. However, his mom is already beside him and she's quite agitated. She's angry with me and is accusing me of not looking after her child because I was busy doing my own thing. Although I doubt she'd be attacking me this way if I'd been talking to her in the meantime, it's useless to point out I was answering another mom's questions, because I was actually responsible for her child as she says. Furthermore, it was I who had insisted with the kids for playing in a cemented area rather than in the garden, where I usually go with them, and this just to keep a better eye on them. It was the first time in my life I felt sympathetic with someone. Although the lady was clearly overreacting, she had a point. If I had been the mom, I'd have had exactly the same feelings, or very similar ones at least. I don't know if I would have said what she said, but I can understand sometimes people need to let off some steam, so I think she just got her chance and took it, simple as that.  I excused myself with her, said she was right and it was my fault. She calmed down in a few minutes and said there were no hard feelings and I can tell she was sincere.
I am sorry for what happened, and, despite all of the possible excuses I could come up with, I simply put myself in her shoes and understood her pain and frustration. I reckon it's hard to do this when you're  the one to blame. The easiest reaction is to protect yourself, to find excuses and come up with a suitable answer. But I am a mom now, and that child could be mine. I won't crucify myself for what happened - because nothing serious really happened - but I won't underestimate the power of motherhood in such matters. In this case, it was the only reason why I had enough lucidity to behave properly. I am not going to say I am proud about that, although I am certainly grateful. I had the chance to do the right thing and, despite the disadvantage of being on the wrong side, I managed to solve things positively for everyone involved. I intend to use this experience as a good reminder for any similar future situation. Guess it might definitely come in handy. Again, motherhood IS new state of mind.


sabato 9 marzo 2013

POLITIKÉ

Di solito non uso questo blog per parlare dell'argomento in oggetto, anche perché, finora almeno, non mi è sembrato il luogo più adatto per farlo. Non è l'unico. Ce n'è almeno un altro nel quale proprio sono impossibilitata a farvi accenno. Anzi, adesso che ci penso, i luoghi sono diventati molti, troppi. Di questi tempi, in Italia, se solo t'azzardi a dire due parole in croce sulla tua opinione, per pacata che sia, ti trovi a fare le peggiori scoperte possibili. Tipo che, alcuni di quelli definisci amici, chiamano chi la pensa come te con gli epiteti meno felici e, non dico che Cartesio debba per forza mettere lo zampino dappertutto, ma, quantomeno, la mia proverbiale coda di metano fa poca fatica ad applicare la proprietà transitiva dell'uguaglianza e ad accendere un bel falò di sdegno. Perciò ho cominciato a seguire l'esempio di un giornalista che leggo spesso, ultimamente, il quale, quando proprio non ce la fa più, cancella gli indesiderati dalla propria pagina Facebook. Diciamo che, per ora, mi limito a restringere l'ambito delle notizie che mi arrivano da quelli che proprio hanno passato il segno, quindi non sono così drastica, però è vero che mi prudono le mani e che, se potessi, sarebbe meglio che partissi per un po' di sana meditazione tibetana. Volendo, posso aggiungere che tra poco m'attende la sala operatoria per via del mal di schiena, quindi il falò al metano è ampiamente pompato da afflati generosi di sopportazione zero. La cosa non depone comunque a mio favore, e va bene. Tuttavia, riflettendoci, penso che lascerò una piccola testimonianza del mio pensiero circa la Politiké su questo blog, perché potrebbe magari interessare ai miei figli, e anche a me, perché no, in futuro. Pensando che la parola Politiké è greca e che, testualmente, significa "che riguarda la città", si può ben intendere quanto il concetto abbia, da tempo, sfondato gli argini delle polis. Contando che queste ultime, per i loro abitanti, rappresentavano non solo la propria casa ma anche il proprio paese (o stato), non è difficile capire perché il senso dell'espressione sia stato così esteso. Invero, tra l'altro, non vi era alcuna distinzione tra la polis intesa come luogo fisico e come l'insieme dei suoi abitanti, pertanto concepire Politiké come "che riguarda tutti gli abitanti della città" è altrettanto corretto. Volendo, poi, abbattere i confini nazionali e riferirsi all'intero globo terraqueo, perché oggi siamo tutti "globalizzati", ci si può fermare a "che riguarda tutti". Molti confondono il significato di Poltiké con quello di Demokratìa, cioè "governo del popolo", il cui principio base è che la convivenza sia regolata in base alle decisioni della "maggioranza" schierata in favore di o contro qualcosa. Politiké invece, è un concetto molto più ampio, che la letteratura di genere ha eviscerato in mille modi ma che, in sostanza, si declina nel comportamento rispetto al prossimo. Tutto lì. Poi, volendo, ci si può buttare nella filosofia e nella morale, ma preferisco limitarmi ad un principio, seppur schierato, piuttosto universale, espresso da un certo Nazareno un paio di migliaia di anni fa: non fare agli altri ciò che non vorresti ti fosse fatto e ama il prossimo tuo come te stesso. In base a questo semplice paio di assunti, ritengo che parecchia gente la fuori, potendo, trascorrerebbe le giornate, nel migliore dei casi, a prendersi a sberle e, più in generale passa da fasi sadiche a masochistiche senza manco accorgersene. Questo è preoccupante, non la sequela di fanfaronate che la gente scrive su internet, ma la totale incapacità di uscire da uno schema egoistico privo di futuro, non solo per se stessi ma anche per il prossimo. Ciò detto, così parlo Mamma P.I.P. a quasi 34 anni: non ho la scienza infusa e men che meno mi interessa insegnare qualcosa a qualcuno. Nonostante il comportamento ignominioso che l'essere umano - sottoscritta inclusa, a volte - è in grado di dimostrare verso il prossimo, credo fermamente nella coscienza individuale e, come genitore, nella necessità di trasmettere l'urgenza dell'autoanalisi e del confronto con il mondo ai miei figli. Mi batterei anche a mani nude per difendere la libertà di opinione - e Voltaire mica scherzava quando diceva una cosa del genere!- ma, se proprio devo essere onesta, ne ho le scatole piene - anzi, ho già fatto almeno 4 traslochi - con le prese di posizione di chi sostiene che l'essere umano non abbia diritto a cambiare se stesso e il proprio destino. Vale di più la libertà di opinione o l'esigenza di cambiamento? Sul piatto della bilancia, Madre Natura dice che chi non si evolve è perduto, per quanto libero possa essere, pertanto sarebbe auspicabile che la libertà personale si facesse servizio al prossimo e fosse rivalutata alla luce di un apporto diverso, propositivo ed aggregante e non della mera esigenza egoistica ed autocelebrativa. Pertanto: ho studiato - poco per quel che magari aiuterebbe a mantenere un punto di vista sempre vigile e critico, ma non ho ancora la memoria di un Vulcaniano, gente!-, sempre su libri diversi, ho seguito la stella polare del pensiero critico rapportato ad una realtà in movimento, e ho concluso che bastava Aristotele per sintetizzare tutto: SONO CERTA di non sapere. Però va bene così, questa sapienza mi permette di scoprire e "virtute e canoscenza" sono il viaggio più straordinario dell'uomo. Ne ho citata abbastanza di gente - Sommo Poeta incluso - e con appropriatezza, per non passare per bottegaia ignorante? Perché, tra l'altro io AMO i bottegai ignoranti, perché anche loro hanno qualcosa da insegnarti, anche se non sanno che ti stanno trasmettendo qualcosa mentre lo fanno. Detesto, invece, i Professori lobotomizzati dai libri e dall'autocompiacimento, tutti, anche quelli che hanno 30 anni e si credono di averne 60, quelli per i quali "le cose stanno così", oppure "hai fatto solo citazioni fuori contesto", oppure "mamma come sei ignorante!". Senza dubbio, lo sono, quantomeno nel senso che lo scibile umano non mi è possibile. Tuttavia la mia opinione ha una dignità. E, se c'è una cosa per la quale non spenderò neanche un minuto della mia esistenza, è la difesa di un qualunque Status Quo. Le ideologie hanno dimostrato di fare più danni che altro: vanno capite, interpretate, smembrate e ne va tenuta solo la parte migliore, altrimenti sono solo maiali da allevamento, ora di questo ora di quel capoccia. Io penso davvero che Gaber avesse ragione: cos'è la destra? Cos'è la sinistra? Finzioni, idiozie create per manipolare il popolo bue e mantenere lo Status Quo a vantaggio delle oligarchie. Tuttavia, ed è questa la speranza, quella vera, che nutro per le nuove generazioni, la rete ci permette di acquisire informazioni, spesso discordanti, non filtrate, da interpretare, ma è una gigantesca opportunità di alfabetizzazione. La contemporaneità offre all'umanità un'opportunità di evoluzione ed uguaglianza che, finora, non è mai stata possibile. Tutto ciò che manca a questa opportunità di confronto meravigliosa è un'educazione e solo chi, disinteressatamente e con spirito di servizio - all'umanità, non al Partito di turno - si dispone a condividere il proprio sapere ha davvero a cuore il futuro dell'uomo. Sarebbe utile cominciare a pensare che il vicino non è necessariamente un deficiente, anche se lo pensa lui di noi. Sarebbe utile pensare un po' meno a se stessi e ai Padri della Patria e, piuttosto, a chi c'è ora e a chi ci sarà domani. Sarebbe utile fare programmi a lunga scadenza, invece che vivere alla giornata come animali selvatici, lavorare al bene e al progresso dell'umanità che sarà. In fondo, magari lo sapete, le più belle cattedrali del mondo sono state erette da uomini che sono vissuti molto meno del tempo necessario a realizzarle. Tuttavia, credo che pochi abbiano dubitato del loro valore, pur sapendo che non ne avrebbero visto il risultato finale. Tutto ciò che ci differenzia dagli altri mammiferi è la capacità di mettere in pratica i nostri desideri. Costa così tanto dare al cambiamento una chance di cambiare anche noi? Magari in meglio? Cerco di ricordare sempre che la Storia la fanno i vincitori - ed è vero, per molti periodi solo le scoperte archeologiche ci hanno consentito di acquisire differenti punti di vista da quelli sostenuti dalla storiografia ufficiale - per non perdere di vista il fatto che la ragione dimora ovunque e in nessun luogo e che, più di essa, ciò che conta è il benessere della collettività. Spero lo ricordino in tanti!

domenica 27 gennaio 2013

First words, First illnesses - Prime parole, prime malattie

Sono arrivata alla conclusione che gli esseri umani siano dei meccanismi precaricati. Certe funzioni si sbloccano solo in un determinato momento. Un significativo traguardo nei primi anni di vita di un bambino è la facoltà di parola. Ambo i miei figli hanno iniziato ad elaborare le proprie capacità linguistiche attivamente attorno al compimento dei due anni di vita. Né prima, né dopo, esattamente allora. Che non mi si dica che li ho fatti in serie, perché non è così che funziona. Il punto è, e ne ho la prova incontrovertibile, che improvvisamente, le loro boccucce fioriscono di suoni che, con tutta probabilità, stavano semplicemente lì in attesa del momento giusto per fare la propria comparsa. Quel momento sono i 2 anni. Ovviamente, li chiamano anche, e mica a caso, i "terribili 2", perché lo sono sul serio. Insieme al dono della favella, infatti, fanno la loro comparsa anche tutta una serie di atteggiamenti decisamente meno gradevoli, tipo quel detestabile monosillabo che inizia a prendere il sopravvento su tutte le risposte dei bimbi alle tue richieste/inviti (del tipo, 'Andiamo a fare la pappa?'), altrimenti noto come "NO!", tralasciando, poi, le innumerevoli scenate che sono in grado di recitare, riuscendo così a trasformare, con una rapidità sconcertante, le tue giornate in una guerra infinita per la sopravvivenza. Dicevasi infinita, in quanto è abbastanza comune che, quando cominciano a frequentare l'asilo, si tramutino alla velocità del fulmine in esperti "Cacciatori di germi" - pare che il loro motto segreto sia "Nessuno deve essere lasciato indietro!" -. Chiaramente, il non trascurabile effetto collaterale di questo sport piuttosto ardimentoso è che spesso si trasformano in tossicchianti, starnutenti e febbricitanti piccoli zombie che vagano per casa - se non sono impegnati nella caccia del Germe preda di turno, il che vuol dire che è concesso loro l'asilo, per un tempo massimo sinora registrato di 3 giorni fino all'infezione seguente - riuscendo così a trasformare non solo le tue giornate, ma anche le tue nottate - l'unico momento di tregua che ti restava - in uno spaventoso incubo.
Detto, fatto. Il nostro piccolo guerriero sta seguendo pedissequamente la sorella. Ha compiuto 2 anni il 4 gennaio e, da allora, ha deciso che qualsiasi cosa lo circondi è degna di menzione, nel caso, anche in un'altra lingua - come ho detto, esattamente come la sorella alla sua età, si tiene impegnato, oltre che giocando con qualsiasi trenino a tiro, anche guardando canzoncine, ninnananne, cartoni animati e affini in inglese...MALEDETTA Peppa Pig! -. Pertanto, il suo piccolo indice ciccioso è permanentemente puntato da qualche parte mentre, dando aria alla bocca più che altro, tenta di pronunciare una serie di - per ora inintelligibili - mono e bisillabi. E qualora la mamma fallisca nel tentativo di comprendere il messaggio - il babbo si è chiamato fuori dalla prima ora dichiarando:"Io non parlo Klingon"...non scherzo, gente! - il nanetto diventa isterico, seguitando a insistere con i medesimi suoni, sempre più forte e di continuo, come a sottolineare che il fallimento della comunicazione non è colpa sua. Nel caso in cui sia indeciso su cosa dire, porta teatralmente il suddetto indice sul lato destro della bocca, come a dare maggior concretezza all'impressione di starci effettivamente pensando su. E guai se, putacaso, ti scappa da ridere in quei momenti, perché il nanetto è suscettibile e potrebbe non apprezzare l'esser preso in giro per un transitorio momento di smarrimento. Oltre a tutto questo, pare che il cambio del pannolino, come qualsiasi altro cambio in generale, si sia trasformato in un vero supplizio, poiché il nanetto attacca a urlare e scalciare come un pazzo appena si tenta di sdraiarlo sul fasciatoio, come se stesse per essere siringato in una chiappa.
D'altronde, 50 Grillo è impegnata a perfezionare le sue capacità linguistiche. La "R" italiana mancante - che è un suono ben difficile - sta facendo capolino e la bimba comincia ad autocorreggersi quando sbaglia un participio passato o la coniugazione di un verbo irregolare. Con i puzzle, è una maga vera e propria: riesce a completarne uno da circa 100 pezzi in mezz'ora e, spesso, senza neanche guardare la figura di riferimento. È anche in grado di colorare omogeneamente, restando quasi del tutto nelle figure disegnate e facendo pochissime sbavature. Capisce l'inglese in modo incredibile e riesce ad esprimersi altrettanto incredibilmente, se stimolata. Ultimamente, ci chiede persino di cambiare lingua ai suoi cartoni preferiti per sentirli anche in originale.
La salute ancora le difetta parecchio - è un cacciatore di Germi di Classe A ormai, e sembra dover difendere il primato - e l'inverno l'ha, finora, obbligata a scendere a patti con la sua condizione, perché, di fatto, passa più tempo a casa che all'asilo con gli amici - dove sicuramente preferirebbe stare, perché le piace proprio il posto e anche gli altri bambini. È riuscita a guarire dalla tonsillite, tornare a scuola e far su il Germe della Scalattina in 36 ore - non sto scherzando. Il fratello si è semplicemente arreso a 48 ore di distanza.
Quindi, al momento, la nostra famigliola di Cacciatori di Germi e Combattenti spera solo in un po' di salute e riposo. Riusciranno i nostri eroi a stare tranquilli per almeno 36 ore? Lo scoprirete alla prossima puntata.
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I've come to realize human beings are like pre-loaded clockworks. Some functions only become available at a determined time. One of the biggest milestones within the very early years of every child is talking.  Both of my kids started to develop their language  skills significantly right around their second birthday. Not before, not after, exactly then. Now don't come and tell me they've come in series, it doesn't work that way. Fact is, and I have proof beyond argument, all of a sudden, intelligible sounds started to blossom from their little mouths, just like they'd always been there, simply waiting for the right time to appear. That time is 2 years of age. Of course, the so-called 'terrible 2s' are indeed terrible. As it is, with the gift of speech, many other much more unpleasant habits come along, like that detestable monosyllable that begins to populate most of the kids' answers to your requests/invitations to them (such as, for example: 'Shall we go to dinner now?'), a.k.a. 'No', not to mention the impressive amount of daily tantrums they can set up, quickly transforming your day in an endless war for your own survival. I'm saying endless because it's quite common that, once they start to go to kindergarten, they suddenly transform into expert 'Germ hunters' - rumor has it their secret motto is 'No one must be left behind!' -. Of course, the not so negligible side effect to this rather rash sport of theirs, is that they frequently become coughing-sneezing-feverish little zombies around the house - when they're not on a hunt for the next Germ-pray, meaning they're allowed to attend some school for a so-far registered interval of maximum 3 days before the next infection- thus turning not only your days but also your nights - the only truce moment you're left with - into a scary nightmare. 
Said and done. Our little warrior is perfectly following his sister's steps. He turned 2 on Jan. 4th and, right after that,  he decided everything around him was worth mentioning, even in another language - as I said, just like his sister did at his age, he keeps busy, besides playing with any train toy around, also watching English tunes, lullabies and cartoons...DAMN' Peppa Pig! - . So now, his chubby right index finger is permanently pointing at something while his mouth is attempting to utter a series of - so far barely intelligible - mono- and disyllables. And when his poor mom fails to understand his messages - his dad called himself off the game from the start by specifying 'Sorry, I cannot speak Klingon'...I'm not joking,  people!-, the little fellow goes hysterical,  insisting with the very same sounds, simply repeated louder and over and over again, as to point out the miscommunication is not his fault. When he's undecided about what to say, he dramatically puts the above mentioned chubby index finger  on the right corner of his mouth, in the attempt to look more convincingly thoughtful. And don't you dare bursting out laughing at that point, because the guy is sensitive and might not like you making fun of his momentary dismay. In addition all of the above, diaper's change, as any clothes change in general, has become a torture apparently, as he starts screaming and kicking furiously, when he's put down on the changing table, like if he were about to get a shot in the ass. 
On the other hand 50Grillo's working on perfecting her language skills. The missing Italian "R" - a very difficult sound indeed - is on its way and she's starting to correct herself when it comes to irregular past participles and verb conjugations in general. She's a true witch with jigsaw puzzles, and can complete a hundred or so pieces one in half an hour without even checking the final picture. She can also colour almost entirely within a frame making really little mistakes. Eventually she understand English amazingly and can speak even more amazingly, if stimulated. She's started to ask us to switch language to her favourite cartoons so that she can watch them also in English. 
Her health is still quite poor - she's a senior Germ hunter now, and she's clearly got a reputation to defend - and winter's been forcing her to come to terms with that, as she's spending more time home with us than in kindergarten with her friends - where she'd love to be, as she loves the place and the other kids -. She was able to recover from tonsillitis, get back to school and catch the Scarlet Fever Germ in 36 hours - not joking. Her brother simply shared her fate within the following 48 hours. So now, our little family of Germ catchers and fighters is hoping for some health and rest. Will our heroes make it to stay away from trouble for more than 36 hours? Stay tuned for our next episode.