giovedì 23 dicembre 2010

Merry Christmas - Buon Natale!

In inglese si dice "Felice Messa di Cristo", non "Buon Natale". Non c'è riferimento alcuno ad una nascita, forse perché l'espressione è stata coniata per dei pagani, in fondo. Eppure c'è potenza in quell'espressione perché a mio personale avviso trascende la ricorrenza trasformandola in un motto dal valore quotidiano. E' un invito alla condivisione, alla partecipazione, alla comprensione...per tutti e senza nulla togliere alla magia della tradizione e alla bellezza dell'icona del Presepe. Sarà che nella mia famiglia la religiosità canonica non ha mai rivestito un ruolo di primo piano, diversamente da quella di molti amici e conoscenti, quindi per la MIP presente il Natale rappresenta tendenzialmente l'occasione di un bel ritrovo in famiglia. Ad ogni modo mi sento di sposare il Natale come "Messa di Cristo": l'idea di venire licenziati nel mondo a portare quel messaggio, il Suo messaggio, riempie di orgoglio e...sì, di pace. Come essere umano ho avuto la fortuna di assistere a svariati miracoli (da miraculum che in latino significa "cosa meravigliosa") che la Vita mi ha donato, tra cui l'incontro con il mio compagno, la nascita di mia figlia e ogni giorno della sua vita, i miei cani, nonché quel che pare un inesauribile istinto allo stare al mondo che non mi abbandona mai. Sarei davvero ingrata a non restituire nulla di quel che ho ricevuto ed il minimo che posso fare è portare avanti quel messaggio, il Suo messaggio. Se da bambina il Natale era per me la festa dei doni, e spero di far si che lo sia anche per i miei figli, per vedere nei loro occhi quella magia che solo un bambino sa cogliere ed interpretare, oggi per me è il giorno in cui rendere grazie. Grazie per tutti i doni che ho ricevuto e quotidianamente ricevo in termini d buona e cattiva sorte, per tutto ciò che mi porta avanti lungo il mio personale cammino. A dire il vero sarebbe opportuno rendere grazie tutti i giorni. Tuttavia in questo particolare giorno la cosa assume un significato più profondo. Spero di donare abbastanza ai miei figli e alle persone che amo da farle sentire appagate a sufficienza da avvertire questa stessa necessità, la necessità di ringraziare e rendere al prossimo. Questo è per me lo Spirito del Natale. Questo è il Suo spirito. Pur sottolineando a priori che non mi permetterei mai di chiedere ad alcuno di sposare quel sincretismo religioso che mi contraddistingue, infatti, credo che nessuno possa sottrarsi all'immanenza del messaggio cristiano. La divinità di Cristo (dal latino divus ossia "che appartiene a Dio") è stata quotidiana nel dimostrare con ogni gesto e parola il proprio amore (da a-mors, ovvero "non morte") per la Vita e quindi per i propri simili, una Vita, la Sua che non si è mai spenta, che ha ucciso il concetto di morte come momento buio dell'esistenza, regalando a tutti coloro che ha incontrato e chiamato Fratelli una speranza...anzi, La Speranza. La Speranza che nessuno che abbia vissuto davvero realmente muoia ed in effetti Gesù il Nazareno, il Messia dei Cristiani, il Figlio di Dio dei Cattolici, il Profeta degli Ebrei e dei Musulmani, grazie al cielo è ancora qui. Nessun odio, nessuna guerra, nessuna violenza...nessun altro uomo o donna ha potuto qualcosa contro il Suo messaggio, un messaggio che ci consente di aprire le porte al divino anche dopo 2000 e rotti anni. Mi dispiace solo per quelli che sono venuti prima di Lui, perché si sono persi molto. Ed ecco lo Spirito del Natale: fare memoria, respirare la Parola, quel Verbo che San Giovanni disse "si fece carne" per poter essere meglio compreso ed assimilato, quel messaggio che ci licenzia nel mondo a ricordarci che abbiamo il diritto ed il dovere di chiamarci Fratelli.
Buon Natale...Merry Christmas to you all!

giovedì 16 dicembre 2010

The importance of being DIP - L'importanza di essere DIP

Ogni tanto sarebbe bello spendere qualche parola per i DIP (Dad in Progress). Questo per dare dignità e coraggio ad un mestiere altrettanto difficile e poco apprezzato quanto quello di MIP. Senza nulla togliere a qualsiasi discussione costruttiva sulle discriminazioni sessuali e pur sostenendo la mancanza cronica di mezzi ed aiuti alle mamme in questo paese, credo sia giusto lodare e sostenere anche i papà...o almeno quei papà che ci provano davvero. Senza distinzione di sesso, religione, etnia, infatti, diventare genitori è una sfida sia per lui che per lei. Per natura, lei ha svariati vantaggi, tra cui, generalmente, un istinto innato e formidabile, una pazienza elefantiaca che spunta da chissà dove quando partorisce e, soprattutto ed incredibilmente, il multitasking. Qualsiasi MIP riesce normalmente a fare minimo dalle tre cose in su contemporaneamente, incluso occuparsi di un infante, portare avanti una nuova gravidanza, lavorare e stare dietro alla casa. Un DIP parte già in difetto di tutta una serie di doni di natura e con il malus aggiuntivo di dover stare al passo perché si sa, in natura, l'essere umano è prerogativa della madre nei primi anni di vita, per non parlare dei primissimi mesi. Armato quasi esclusivamente della propria buona volontà, spesso il DIP è un marinaio in tempesta, che ogni giorno è di tipo diverso: ormonale della compagna/moglie, intestinale del figlio/a, isterica di chiunque in casa, cane (se presente) incluso, ecc. Ce ne sarebbe per spaventare anche un eroe dei tempi antichi. Per questo, per secoli, i figli sono stati ad appannaggio della madre fin quasi alla maggiore età, perché nessuno o quasi si è dato la pena di educare i padri che si sono rifugiati nell'isola delle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo). Oggi i padri sono diversi. Anzitutto sono consapevoli che se vogliono davvero dei figli e non degli estranei che li chiamano "papà" per casa, devono darsi da fare. Inoltre, si rendono presto conto che anche la moglie/compagna è a rischio una volta diventati "tre". Urge quindi inserirsi nel circo. Come? Collaborando. Problema: le madri non sono sempre dei campioni di collaborazione, specialmente le mamme-chiocce. E chi le può biasimare? Per secoli hanno affinato lo sviluppo del proprio multitasking per poter fare tutto da sole o quasi. Non ce l'hanno più nel DNA l'idea l'idea di farsi aiutare. Punto primo, quindi, MIP  e DIP devono entrambi imparare a fare affidamento l'uno sull'altra. Già questa, di per se, è una sfida. Anzitutto perché molti, troppi, scoprono di non volersi abbastanza bene, né individualmente, né l'uno nei confronti dell'altro, finendo rapidamente per zavorrare prima ed affondare poi il rapporto di coppia. Nella mia seppur limitata esperienza mi rendo conto che senza rapporto di coppia è come partire in salita col ghiaccio: durissima, anche con le gomme da neve e le catene montate. Punto secondo, quindi: non perdersi MAI di vista. Punto terzo (e questo è soprattutto per le MIP...): imparare a CHIEDERE AIUTO e DELEGARE. I bambini non sono idioti. Se c'è una cosa che capiscono come e meglio persino dei cani è quando qualcosa NON VA. Problema: l'età non consente loro di capire che non ne hanno colpa e perciò pensano semplice (come la Telecom): E' colpa mia se mamma e papà litigano. E' il primo pensiero del bimbo che si sente rifiutato, un campanello d'allarme che suona come un tuono in una giornata di sole. Mamma e papà devono chiedersi reciprocamente aiuto per scongiurare l'avvento di pensieri come questi. Se hanno problemi con se stessi o tra loro, devono imparare che NON C'E' NIENTE DI MALE a tirare quattro urla e confrontarsi, se serve. Volersi bene è anche questo. E, sono certa, i bimbi questo sforzo non lo capiscono ma lo percepiscono benissimo. 
Mamma deve sempre pensare che papà c'è. Che anche se è al lavoro o torna a casa stanco la aiuterà comunque. Che le vorrà bene anche quando ha le occhiaie che somigliano a reti da pesca. Che per lei ci sarà sempre un sorriso, un abbraccio, un bacio prima di dormire. Che se soccombe davanti al lavello la sera per la stanchezza lui prenderà in mano la situazione finirà di preparare la pappa e metterà l'infante sotto le coperte. Che farà la sua dose di coccole al/alla bimbo/a, che non lo/a tratterà da estraneo/a, che farà del suo meglio per cavare la pazienza dal cappello del mago e rinunciare al proprio sonno se ce ne sarà bisogno. E il papà? Anche lui ha diritto di pensare che la mamma c'è. Che nonostante l'impegno profuso dalla mamma in sua assenza non verrà trattato da estraneo o da bancomat quando torna a casa. Avrà diritto alla carezza e al bacio del rientro, ad un abbraccio per la stanchezza, ad una parola di conforto se la giornata non sarà stata eccelsa. Che avrà il proprio spazio per giocare con l'infante. Che avrà il diritto/dovere al cambio, al biberon, alle coccole, ai giochi. Che la mamma non si scorderà di essere donna né la sua compagna e che l'intimità tra loro non si trasformerà in un vago ricordo ma che semmai diventerà un momento da procacciarsi in due, con la stessa tenacia. Il papà ha diritto allo sfogo, alla stanchezza, alla frustrazione. Non bisogna dimenticare che parte in difetto...deve recuperare. E se si impegna questo non può essere ignorato anzi. Bisogna incoraggiare i DIP, dare loro una mano a sentirsi parte della famiglia che stanno contribuendo a creare. Questo è essere MIP vere, serie, questo è essere PIP.
I vostri figli ancora non lo sanno, ma la loro felicità ed il loro benessere dipendono dai vostri.

RUN BABY RUN - Corri bimba corri

Mia figlia corre...o, quantomeno, ci sta provando. Diciamo che il suo passo "catapulta" standard va accelerandosi, specialmente quando vede la strada spianata di fronte a se. Qualche giorno fa uscivamo con il DIP da casa della nonna. Faceva un gran freddo ma era una giornata meravigliosa, limpida. La piccola era tutta imbacuccata e così' goffa da sembrare l'Omino Michelin...tzé, mai sottovalutare la potenza di un bambino di quasi quindici mesi. Nel suo "non linguaggio", ovvero in quella sorta di calderone di urletti, mugugni, sbavate e affini che capisce solo lei e forse i suoi cartoni animati per bebé, esprimeva tutta l'eccitazione del momento, sì, esattamente quell'istante prima del ruzzolo che si prolunga all'infinito, nell'ansia del genitore di vedere il figlio con la faccia a terra e le mani sbucciate. Eppure, per la MIP presente, quell'ansia non la sentiva. Ero emozionatissima nel rimirare una creatura che si bea della sola capacità di muoversi, nonostante le pastoie dei vestiti e del cappotto, il freddo, i movimenti ancora non del tutto controllati. Niente manina, per carità, ce la faccio da sola! Un momento bellissimo in cui neanche pensi, per una volta, e ti dici solo: stai a guardare!
E alla fine, arrivata in punta di rampetta si blocca, guarda giù e ci pensa su un istante: non mi fido! Poi ti guarda e ride, aspetta la manina, si fa aiutare a scendere e via...riparte. Un genio!

venerdì 3 dicembre 2010

RIGHT TO... - Diritto a...

Ultimamente mi sono soffermata su discorsi che definire complessi non è sufficiente. Ho molti amici che appartengono alla confessione cattolica e che, vivaddio, mostrano la pluralità di opinioni ed intenti che contraddistingue la parola stessa (dal greco KATHOLIKOS, universale). Ho anche amici atei, fieramente anti-clericali, disinteressati. Tuttavia, di fronte alle diversità che scaturiscono dalle posizioni di ciascuno, mi rendo conto che, per me, la religione non è quell'esperienza totalizzante che, invece, è per molti, così come non riesco a sposare nessuna particolare ideologia politica o filosofica. L'unico insegnamento che mi sento di condividere e di dover tramandare è quello di Cristo. Chiunque egli fosse è straordinariamente riuscito a restare libero, a non farsi intrappolare da questo mondo, dal tempo, dai suoi stessi simili. Forse per questo è stato in grado di gettare luce su come viverci, a questo mondo. E il mondo che ha proposto, è davvero bello. Lo era quando a descriverlo era lui e lo sarebbe anche adesso, se se le sue parole avessero il peso che meritano e che, mi permetto di asserire, magari anche lui sperava avrebbero avuto. Se è dai comportamenti dei genitori che i figli imparano l'etica, allora desidero davvero seguire le orme di Cristo, affinché i miei figli possano comprendere che non si può stare bene al mondo se non si rispetta TUTTO il prossimo, che non si può essere liberi se non si sa essere responsabili, che non si può parlare se non si sa ascoltare, che farsi un'opinione sulle cose non significa cementificare certezze ma aprire nuovi varchi, che non bisogna temere l'ignoto ma abbracciarlo perché senza curiosità non c'è progresso e la Vita si ferma. Cristo, chiunque fosse, ha sconfitto la morte dimostrando quanto Vivere con la "V" maiuscola sia un'esperienza infinitamente preziosa.  Di fronte a questo, di fronte a questa semplicità profonda e tangibile per tutti, perché allora discutere? Perché arrivare a parlare di pro-vita o pro-morte? Nessun animale nasce con il desiderio di morire. La Vita si auto-difende in modi imperscrutabili ogni giorno. Affermare che è diritto di tutti vivere è lapalissiano. Tuttavia, lo è anche affermare che è di tutti il diritto di morire, perché tutti si muore, prima o poi e NON C'E' NIENTE DI MALE. Un leone che non è più in grado di procacciarsi il cibo, di essere utile al suo branco, si allontana e si lascia morire. Che male c'è? Se un uomo che non è più in grado di vivere vuole fare lo stesso, che male c'è? Nessuno potrà vivere la sua vita al posto suo, sapere cosa egli prova, essere lui, per quanto encomiabili e caritatevoli siano gli sforzi altrui per fargli coraggio. Svalutare la carità è indubitabilmente peccato, ma credo lo sia anche non rispettare una volontà. Se un uomo, che non è più in grado di esser autonomo vuole vivere, al contrario, sarà suo diritto essere aiutato, assistito, incoraggiato. La verità che ho appreso è che la volontà di ciascuno è inattaccabile. E' il vero cuore del nostro essere e ci appartiene. Per questo qualsiasi diritto non può prescinderle. E' la fiamma dello spirito che ci anima. Se si spegne e non si riesce ad aiutarla a riaccendersi non è peccato, è la Vita che fa il suo corso. Per questo ammiro e guardo con dolcezza a chi si batte per difendere la vita, perché investe le proprie energie per aiutare quella fiamma a restare accesa. Eppure vorrei davvero che queste persone, di fronte ad un fuoco estinto, non si sentissero svilite o scoraggiate o, peggio, calpestate. La fiamma non va solo protetta, va anche capita e accettata. Non è colpa di nessuno se si spegne. 

giovedì 25 novembre 2010

"They may take our lives but they will never take our freedom"

Una Citazione con la C maiuscola per cominciare. Oggi mi sono trovata per una mezz'ora a riflettere su quella parola così abusata che è "libertà" e a chiedermi per l'ennesima volta quale sia il valore che le do e che intendo trasmettere ai miei figli. Credo sia fondamentale che un PIP abbia le idee chiare su una parola come questa e non smetta mai di darsene ragione. E' una parola più grande di ciascuno di noi che, nel contempo, ci calza come un vestito nuovo se la sappiamo usare. Il problema è che sono più le volte che ce ne sentiamo privi di quelle in cui crediamo di esercitarla a pieno titolo. In molti casi credo che i conflitti e le incomprensioni nascano proprio dalla presunzione del diritto alla libertà. Nella mia seppur limitata esperienza, la libertà non è un diritto ma è natura, come credo Rousseau avrebbe sostenuto. La differenza tra me ed un qualsiasi altro mammifero sta nel distinguere che, in una società civile o che si fa chiamare tale, essa è inevitabilmente connessa alla responsabilità che comporta. La mia libertà deve quindi, per forza, terminare laddove quella altrui comincia. Con i figli però è dura. Per motivi educativi, connessi all'età e allo sviluppo, per lungo tempo i genitori ingabbiano e veicolano le libertà dei figli, spesso e volentieri finendo per dimenticare che non la posseggono e che non si identifica con la loro. Ritengo sia quindi importantissimo non dimenticare che è necessario insegnare ai figli ad essere responsabili per essere liberi. Non c'è libertà senza una scelta consapevole e viceversa. La libertà non è di nessuno ma è connaturata in ciascuno. Per questo nessuno può darla o toglierla. Chi se ne arroga il diritto, a mio avviso, è solo un illuso. Chi si batte affinché ciascuno conservi e maturi la propria responsabilità all'esercizio della libertà è un eroe. Nessuno vuol dire che sia facile. Indicare ad un essere umano la via verso la responsabilizzazione è quanto di più rischioso e difficile esista nel mestiere di un PIP ma è necessario. Vorrei davvero che un domani i miei figli fossero consapevoli di quanto questo sforzo sia premiante e totalizzante, nonostante l'estrema difficoltà. Mi impegnerò moltissimo in questo.
Mi impegnerò a rispettare le loro scelte quando saranno responsabilmente in grado di compierle e mi batterò affinché la loro volontà sia rispettata. Immagino che di fronte a certe prove della vita queste belle parole possano quasi perdere significato. Appunto, quasi. Se mi dimenticherò questa lezione spero che ci sia qualcuno a ricordarmela perché altrimenti non ritengo mi potrò definire un buon genitore. Penso ai genitori che si trovano con figli malati, incoscienti, in fin di vita. Penso ai figli "perduti" negli eccessi e nella vanità. Ma penso anche che se lavorerò per insegnare il valore della libertà ai miei figli non li perderò mai, perché quella libertà non gliela porterà mai via nessuno, nemmeno io. La vita ha il suo corso, la libertà il suo prezzo ma chi è disposto a pagarlo non muore mai davvero.

lunedì 22 novembre 2010

Sintesi del senso materno: "Schiave, pensavo, siete diventate schiave"

Ieri, sulla rivista Vanity Fair, ho letto un articolo dedicato ad un libro scritto da Silvia Nucini che si intitola: "E' la vita che sceglie". L'articolo prende ad esempio dal libro la storia di una tale Enrica. La signora, quarantenne e non proprio amante dei bambini e delle relazioni stabili, o così pare, regala alcune perle di saggezza tra cui il commento che ho virgolettato nell'oggetto del post e che, direi, ne sintetizza la posizione rispetto alla maternità. Le sue amiche che hanno avuto figli, così dice "Dopo il bambino non erano più quelle di prima" perché la maternità "Non porta solo alla distruzione del corpo ma anche a quella del cervello". Le poverette, colpevoli di fare "discorsi assurdi su pappe, merda e pannolini" vengono dipinte alla stregua di automi alle complete dipendenze dei figli.
Senza dilungarmi oltre, ad esempio sul tipo di famiglia che questa donna vorrebbe per il proprio figlio ("Vorrei che il mio bambino fosse condiviso, che stesse un pò con me e un mese a casa di una mia amica perché io ho troppo da fare per stargli dietro o anche solo perché ho voglia di stare da sola...è la forma dislocata di allevamento dei bambini di una volta, che diventavano figli di molti"), dico solo che alla fine della lettura ho provato una serie di sentimenti contrastanti. Il primo? Rabbia direi. Il secondo? Pena. Per arrivare alla compassione ci ho messo davvero troppo, per i miei gusti. E' anche vero che sono incinta e sicuramente più umorale ma di fronte a certe affermazioni faccio fatica a trovare in me il rispetto per chi le pronuncia. La leonessa che è in me surge prontamente, per così dire. Come essere umano, però, ho il dovere di pensare, di capire, di accettare anche posizioni così estremamente diverse, il che, assicuro, è davvero difficile. Anzitutto è difficile perché, come in natura non tutte le femmine sono buone genitrici, così tra gli esseri umani, e accettare questa cosa è dura. Non è che tutti i mammiferi abbiano cure parentali per i cuccioli, in alcuni casi li abbandonano proprio a se stessi col risultato che, o ci pensa qualcun altro - vedi altre femmine che se ne fanno carico - oppure muoiono. Ergo, l'istinto riproduttivo NON comporta necessariamente la capacità di CRESCERE la prole. Se di fronte ad una tigre che rifiuta i suoi cuccioli neonati ci si può dispiacere, però, di fronte ad una donna che, pur non amando l'idea di diventare madre, lo vuole ugualmente, per dimostrare che "è possibile crescere figli in modo non convenzionale", a me, personalmente, cascano le braccia.
Cara signora Enrica, dovunque lei sia, mi consenta di fare cadere a lei le braccia per un secondo con il mio punto di vista - tanto io non verrò pubblicata su Vanity Fair. Non ho idea di che amiche lei abbia, ma posso immaginarle abbastanza bene, credo, quelle che lei chiama "Schiave". Posso perché io apparterrei alla categoria in pieno, anche se, con poche amiche con figli, normalmente quando esco è difficile che parli di escrementi e pannolini di mia figlia. Eppure, signora Enrica, "schiava" proprio non è il termine. Semmai "Serva" perché io, la mia libertà di decidere se essere madre o se essere semplicemente fattrice, quale lei si propone, l'ho esercitata appieno e mi sono messa "al servizio" del mio cucciolo perché non c'è altro modo di sostenere una vita e permetterle di svilupparsi in autonomia ed identità altrimenti. E' un sacrificio? Certo che lo è, ma sacrificio contiene la parola "sacro" mica per sbaglio ed un genitore non è tale se non è in grado di capire questo. Cara signora Enrica, "produrre" meramente un cucciolo umano non significa affatto essere madre o padre, significa semmai dimostrare che il proprio apparato riproduttivo funziona. Punto e stop. Se lei pensa che si possa essere genitori quando se ne ha voglia, forse le conviene prendere un pesce rosso, davvero si risparmia un sacco di grane, anche legali, se proprio vogliamo. Genitori si diventa, anzitutto, per scelta. Si sceglie di servire, di investire in una nuova vita e l'investimento maggiore è tutto fuorché economico.  I figli costano, o meglio, VALGONO tanto quanto la vita che il genitore è disposto a spendere per loro. E, signora Enrica, checché lei possa pensarne, i figli, di questo SE NE ACCORGONO! Se lo faccia dire dai milioni di figli di genitori separati o divorziati o con problemi. Se lo faccia dire dai figli emarginati, abbandonati, caricati di responsabilità ed aspettative quando neanche sapevano allacciarsi le scarpe. Quanti di questi figli sono esseri umani felici? Quanti non hanno problemi? Cara signora, essere genitore COSTA ma VALE. Se lei non è in grado di accettare il prezzo, perché vuole mettere al mondo una creatura? E' come prendere un cane al canile e chiuderlo in una stia dietro casa, ma che senso ha? C'è una bella differenza tra schiavi e servi, signora Enrica, se lo faccia dire. E se c'è uno schiavo in questa pantomima, mi permetto di osservare che semmai quello è lei: prigioniera di un'idea di libertà che è schiavitù di se stessi, del proprio ego, della propria indipendenza. 
Cara signora io pulisco escrementi e rigurgiti, lavo abitini tutti i giorni, canto per calmare la mia piccola, soffro d'insonnia se piange di notte per qualsiasi motivo, mi sento a volte frustrata perché non sono in grado di capire i suoi segni, i suoi bisogni. Però, signora Enrica, io sono una MIP ed una MIP felice, tanto che sto aspettando un altro bimbo, pronta all'ignoto della prossima avventura. Io, signora, spero solo di fare del mio meglio non perché mi aspetto un tornaconto personale, ma perché in questo modo gli esseri umani che avrò aiutato a crescere un domani saranno migliori di come lo siamo stati noi e potranno contribuire ancora meglio all'evolversi della nostra specie. Il mio tornaconto è la vita che avanza perché non c'è altro scopo nello stare al mondo, almeno per me. Ed io non mi sento nobilitata perché pulisco il sedere di mia figlia ma perché vedo nel suo crescere quotidiano che il mio tempo, il mio amore hanno un VALORE che trascende persino il mio impegno. Perciò, signora cara, se non vuole uscire dalla prigione del suo egoismo, la prego magari, solamente, di pensare che farci entrare anche un altro poveraccio incolpevole non è il massimo. Sì, signora, perché quel bambino che lei desidera  con il suo egoismo non c'entra niente, perché il poveretto, alla nascita, ha BISOGNO di un genitore altrimenti muore e se lei non è disposta ad assumersi questo impegno non è detto che ci sia chi, intorno a lei, è disposto a farlo. 
Spero di essere stata abbastanza empatica nell'affrontare la questione anche perché, giuro, la prima reazione non era pubblicabile per iscritto...W tutti i MIP e PIP del mondo. Siete impegnati nella più grande avventura della vita, non dimenticatelo mai, specialmente quando dovete contare fino a dieci nei momenti no!!!

mercoledì 10 novembre 2010

Stanchezza, frustrazione e caterpillar...l'avvio del terzo trimestre

Palla al centro...calcio d'inizio. Il terzo trimestre è partito col botto. Non ho idea di come siano messi i livelli ormonali ma certo l'escalation della stanchezza sta prendendo il sopravvento. G.I.BABY on the way si sta preparando alla guerra, inesorabilmente e metodicamente. Calcioni, forse cazzotti (che comunque non distinguo) e stretching da parte a parte dell'area consentita (diagonale della pancia): mi sa che non posso più esimermi dall'allinearlo alle posizioni sostenute da altre MIP in attesa di maschietti. Sarà anche un luogo comune ma ci sarà per forza un fondamento se su questo punto c'è concordia tra le singole esperienze. 
In ogni caso apprezzo il metodo: G.I.BABY ha orari e modalità da soldato. Un caterpillar...ed in effetti anche la sua MIP, per prepararsi in vista di qualcosa di importante, è sempre stata sulla stessa linea. Non parliamo poi della sorella di quasi 14 mesi che sta prendendo possesso di ogni angolo della casa e del giardino alla velocità di un'anguilla in fuga: un mostro di precisione e prevedibilità, il metodo ce l'ha nel sangue. Non che il PIP non sia a sua volta esempio di dedizione e metodo...eh, qui c'è della materia prima che non scherza affatto.
Per sostenere il crescente impegno del momento, sono tornata in piscina, nella mia amata acqua, dove pare che G.I.BABY si acquieti per almeno un'ora senza muover membro. Ok da wonder swimmer mi sono auto-declassata al corso pre-parto ma cerco di andarci due volte a settimana e faccio del mio meglio. L'acqua rilassa, raffredda, rasserena. Alla seconda gravidanza mi concedo di non preoccuparmi per la frustrazione o l'esaurimento extra e di considerare la cosa per com'è: passeggera. Onestamente? Quasi qualsiasi attività diventa sempre più uno sforzo, chi ti chiede favori ti appare come un bieco e cieco approfittatore della tua buona volontà che manderesti sul trono di ceramica per direttissima con dissenteria fulminante da indigestione di olio di ricino...e capita spesso e volentieri di sentirsi inadeguati perché non si gioca abbastanza con l'altro figlio, perché non si ha abbastanza pazienza, perché ci si lamenta e si ripete che si è stanchi. Beh...diversamente dalla prima volta, quando tutto questo scatena, o può scatenare, violenti sensi di colpa, la seconda ci si perdona un po' di più. Non è facile permissivismo, è puro ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA. E' l'equivalente del ruggito inc****to della leonessa che vuol essere lasciata in pace dai cuccioli, niente di più. Serve anche sapersi perdonare, altrimenti il carrarmato si inceppa e l'avanzata pure. Ho imparato che quattro belle urla ben indirizzate, specialmente se davvero necessarie, aiutano a vivere meglio. Può dispiacere, ma è sano e non c'è niente di male. Le MIP hanno bisogno che qualcuno quelle urla le ascolti ogni tanto. Io sono fortunata, ho a fianco un PIP molto presente che addirittura mi fa la predica se non chiedo aiuto. Non per tutte è così, ma il concetto non perde validità per nessuna. E adesso vado a consolarmi con un cioccolatino...

mercoledì 3 novembre 2010

Il battito animale

Un PIP non ha niente di diverso da un qualsiasi altro animale con cuccioli, anzi, finché non sei PIP, di tanti comportamenti o reazioni istintive non hai neanche idea. D'improvviso, però, qualunque possibile minaccia ai danni del tuo cucciolo ti fa rizzare i peli del collo e per evitare di abbassare la guardia stai in perenne allerta (che gioia per i nervi, si dirà, ma la Natura le cose le fa raramente a caso...quindi è tutto calcolato). Non ho mai riflettuto veramente sul versante morale di quello che io chiamo "il battito animale" dall'omonima canzone in quanto ho sempre pensato che fosse proprio la sua naturalità a renderlo giusto. Alle volte però bisogna davvero contare fino a dieci (quando va bene) per contenere questo battito ed è lì che deve o dovrebbe tornare fuori il lato umano, adulto e responsabile. Tuttavia, nonostante queste belle parole di buon senso, restano per la MIP presente due pensieri per ora immodificabili inerenti a situazioni che spero di non dovere affrontare mai: 1- se qualcuno dovesse, in qualsiasi modo, fare dl male ai miei figli, finché non sono in grado di difendersi da soli, l'unica legge a cui risponderei sarebbe quella della jungla. 2- se dovessi vedere qualcuno nuocere volontariamente ad un bambino, anche non fosse mio figlio, non credo che sarei più clemente di Shere Khan o ragionevole del Re delle Scimmie.
E' così terribilmente facile condannare chi nuoce ad un bambino, e soprattutto farlo con rabbia, che è quasi spaventoso. D'altro canto chi nuoce ad un bambino, malato o meno che sia, non si comporta da essere umano, quindi da qualche parte l'inghippo deve stare. Forse dovremmo dare retta all'istinto come ad una bussola e alla ragione come ad un'arma. In effetti sparare senza prendere la mira o saper usare la pistola non è particolarmente furbo...

lunedì 25 ottobre 2010

Pannolino

Mi piace il termine "pannolino", evoca ancora quel senso di candore e pulizia che originariamente contraddistingueva l'oggetto. Per noi PIP alle prime armi, però, il pannolino ha rappresentato per parecchi mesi un discreto problema. Ma come, si dirà, con tutte le offerte che ci sono al supermercato? Beh, beh...vero, ma fino ad un certo punto. Il capitolo "Neonato", ovvero il corrispettivo temporale di almeno i primi 60-90 giorni, prevede tutta una serie di brutte sorprese tra cui quella che i pannolini fino a 5Kg sono scontati raramente se non MAI. Per salvarsi bisogna approfittare dei buoni che magari si trovano sulle riviste per neomamme o in quella simpatica scatola rossa piena di campioncini e gadget (tra cui appunto i buoni sconto) che gentilmente qualche volta rilasciano all'uscita dalle maternità. Non che basti neanche lontanamente a coprire il fabbisogno necessario, ma se non altro evita almeno parte del salasso economico che separa dagli agognati 5 kg.
I nostri eroi all'inizio avevano un problemino non indifferente : 50Grillo è nata lunga ma magrolina (2.8Kg) e nei Pampers Progressi 1 (dai 3 ai 5 Kg) ci navigava proprio. Per un paio di settimane siamo andati alla disperata ricerca di pannolini più adatti, virando anche momentaneamente su quelli lavabili che erano a loro volta eccessivamente grandi e riempivano i vestiti al posto della bimba. Poi, finalmente, illuminazione: Huggies commercializza i 2-5kg. Non economicissimi (intorno ai 9-10 euro la confezione per una trentina scarsa di pannolini) ma perfetti! I lavabili marca Popolini sono stati utilizzati in seguito, per scoprire che erano adattissimi per la notte (il modello EasyFix tiene la pipì per 5 ore da campione) ma scomodi ed inadatti di giorno, a meno che non si viva perennemente in casa e si proceda a cambi bi-orari al massimo (col cavolo!), senza contare le innumerevoli lavatrici che ne conseguono (costi in uscita in acqua e detersivo) ed il tempo per l'asciugatura che d'inverno è leggermente superiore a meno di non avere un'asciugatrice.
La MIP presente ha anche tentato l'acquisto dei pannolini usa e getta ecologici, ma le cattive opinioni su internet ed il prezzo improbo (dico 0,30 cent a pannolino per un prodotto che si ricicla solo in parte, ma siamo matti?!) l'hanno convinta a desistere. Dopodiché...alla soglia degli agognati 5 Kg. siamo finalmente passati ai...PANNOLINI IN OFFERTA AL SUPERMERCATO. E lì via di marche varie, da quelli della Lidl, ai Pampers di tutti i generi, agli Huggies quando capitava.
Secondo me un prezzo ONESTO per un pannolino non deve superare i 18, massimo 20 centesimi al pezzo, altrimenti è ladrocinio. In seconda battuta mi devono dimostrare che i pannolini lavabili sono meglio o più economici o ecologici...ma dove? Hanno le taglie proprio come gli altri, si rovinano nel tempo e coi lavaggi, il culetto resta umido - con gli arrossamenti che ne conseguono e giù di creme e talco e quant'altro... - e ti tocca cambiare spesso anche i vestiti. E poi, scusa bene, ma quando li ammortizzo 17 euro a pannolino?!!! O li si lava a mano (e comunque ho i miei forti dubbi che durino tanto...) o neanche li puoi riutilizzare al secondo figlio! Intendiamoci, vorrei tanto dare una mano all'ambiente, sul serio, ma nei limiti consentiti dal buon senso e dal portafoglio!!

domenica 17 ottobre 2010

APPRENDISTATO

Negli ultimi giorni, i progressi impressionanti di 50Grillo (ha cominciato a camminare nel giro di due giorni e in tre settimane ha raggiunto livelli professionistici degni del miglior saltatore d'ostacoli olimpico), mi hanno indirizzato più volte su una riflessione inevitabile: essere un PIP è come firmare un contratto di apprendistato (si, proprio di quelli che nessuno fa più, quelli, quelli!) sapendo che il tuo capo non ti promuoverà mai ma, nel contempo, non potrà neanche mai licenziarti. Insomma, un lavoro a tempo altroché pieno, indubbiamente sicuro ma continuamente sotto esame, perché se c'è una lezione che si impara fin dal primo giorno è che non sei tu PIP quello che deve insegnare. Nella mia mente forse contorta, molti PIP pensano esattamente l'opposto. Il terrore della responsabilità di un figlio spesso sembra derivare dal timore di non essere in grado di impartire le lezioni volute, di insegnare come si deve, di ottenere i risultati sperati. Beh, la mia seppur breve esperienza, fino ad oggi mi ha palesemente dimostrato l'opposto. Semmai la mia fortuna è stata arrivare al D-Day con la socratica consapevolezza che l'ignoto non sia un male, ma, semplicemente, un fattore ineluttabile dell'esistenza. Questo non mi ha risparmiato le amletiche domande a piè sospinto di cui sono preda le mie giornate e le mie notti (in buona parte). Essere o non essere? Alla fine il buon vecchio Yoda ha sempre la fetta di ragione più consistente. Meglio trasformare la domanda in scelta: Fare o Non Fare - anche se non concordo affatto sul resto della sententia ("Non c'è provare"), perché sta proprio tutto nel provare, di volta in volta, soluzioni diverse.
Ad ogni modo anche oggi me ne andrò a letto sperando che Grillo si svegli domattina con il sorriso, che DIP (Dad in Progress) stia bene e cominci una nuova settimana con pochi pensieri e che la MIP presente impari ad ungersi d'olio le meningi e a far scivolare qualche pensiero di troppo rapidamente nel giusto cassetto della memoria. ..

giovedì 7 ottobre 2010

CHILDREN LIKE DESIGN LIKES CHILDREN - Nuovo slogan Chicco

Oggi vorrei condividere l'ultima diavoleria in fatto di pubblicità che ho occhieggiato indugiando per qualche istante su una rivista: lo slogan del titolo è associato ad una sdraietta le cui linee sono, per dirla alla moderna "essenziali" o anche "minimal", con la base in legno ed il rivestimento in cotone color verde acido ed UNO ed UN SOLO pupazzo penzolante! La prima esclamazione della MIP : "non voglio sapere quanto costa". La seconda esclamazione della MIP "A chi è che piace il design?".
I casi sono due, non me ne vogliano i professionisti del settore, ma: o ci sono troppi architetti (pardon, "Interior designers") a spasso, oppure davvero è stato creato di tutto e provato altrettanto per i bambini che ci tocca di buttarci sul "design". Se 50 potesse rispondere a tono (e prima o poi potrà) vorrei sapere se preferisce la sua sdraietta Fisher Price che fa anche il massaggio rilassante e brulica di pupazzetti penzolanti o se anche a lei piace il "design". Tuttavia quel giorno penso che potrebbe essere effettivamente impegnata a fare del bel "design" autonomo con i pennarelli lavabili su qualche muro o simili...quindi magari meglio non svegliare il can che dorme.

lunedì 4 ottobre 2010

Maschietto o Femminuccia?!

A quante di voi MIP sarà capitato che, prima della fatidica ecografia rivelatrice, indovini/e più o meno bislacchi di tutte le età si siano cimentati nel predire il sesso del vostro nascituro dalla dimensione/forma della pancia, dal vostro colorito, dalla presunta data del concepimento o dall'umore mattutino? Alla quasi totalità, immagino, a meno che non viviate nel deserto. Beh, la MIP presente non è sfuggita alla regola. E' assolutamente inevitabile quando la pancia comincia a fare capolino o quando qualcuno sa che siete in attesa che la fatidica domanda arrivi: "Ma è maschio o femmina?". Mai e dico MAI nessuno che chieda "Tutto bene? Come procede?". Per domande del genere bisogna conoscersi bene o trovare qualcuno particolarmente intelligente. Si fa per parlare, si dirà. Ma parlare di che, vorrei ribattere? Nel 2010 che c'è da parlare di cose del genere, anzi...DI genere? Fa sul serio qualche differenza? Per la maggioranza ancora sì e quindi prima di dare del misogino al cinese o al musulmano di turno sarebbe il caso di guardare quel che accade a casa nostra. Ho un'amica con due splendide figlie nate a 20 mesi di distanza a cui viene perennemente chiesto: "A quando il maschio?!". Magari mai? Magari non ho i soldi per un altro figlio, magari sono felicissima delle mie figlie, magari VOLEVO COSI'?! La MIP presente, attualmente in attesa di un maschietto di recente scoperta, è passata dal "Speriamo che sia maschio!" di due settimane fa al "Che fortuna! Hai fatto la coppia!", del post-morfologica...come dire, onestamente mi piacerebbe mandare un sacco di gente a quel paese o a ramazzare i bagni degli orfanotrofi dell'est Europa, per cambiare. Onestamente io non avevo idea se mi sarebbe piaciuto l'uno o l'altra quando ancora non sapevo. A giorni alterni entrambi, a dire il vero anche perché il pensiero fisso è sempre stato: spero in una creatura SANA come quella che ho già, e lo è ancora. Il BIP (Baby In Progress) è ancora sulla via, deve ancora finire il suo viaggio e per adesso a me interessa solo portarlo in fondo sano e salvo. Quando 50Grillo è nata mi sono commossa perché dopo 9 mesi ad aspettare e fare del mio meglio per farla crescere era lì, sana e bellissima, ed io potevo tirare il primo sospiro di sollievo. Finché BIP non sarà tra noi avrò solo questa come preoccupazione e quando ci sarà mi metterò di lena a dar biberon, pulire cacche, schivare pipì, prevenire rigurgiti e cantare ninnenanne....ESATTAMENTE come ho fatto per 50, ESATTAMENTE come farei per qualsiasi altro/a bambino/a potessi avere. Perché, diciamocelo, i maschi non fanno la cacca? O la fanno diversa? O mangiano meglio, dormono di più, sono piccoli alieni di perfezione preferibili alle femmine? O sono comunque bebè, con gli stessi bisogni, le stesse difficoltà, le stesse gioie e dolori? Per almeno 12-15 anni la differenza non sarà evidente e quando lo sarà sorgeranno altri problemi perché entrambi i sessi ne hanno. Quindi, chiedo di nuovo, che differenza fa? Perché nessuno dei miei figli porta il mio cognome?! Ma che mi frega? Se si sveglia, mangia, gioca, dorme, sorride e, soprattutto, STA BENE?! Perciò non meravigliatevi se un giorno vedrete una donna incinta sbottare e mandare a quel paese qualche mente affetta da misoginia tardo-medievale o da parlantina a sproposito...sarebbe anche ora!

giovedì 30 settembre 2010

Uno - 50Grillo


50Grillo è il nomignolo con cui mia figlia è stata battezzata su Facebook. Normalmente in casa non lo usiamo ma funziona benissimo su internet. 50Grillo ha compiuto un anno da qualche giorno, è una bimba sveglia, nella media abbastanza tranquilla, gioviale. Non si fa problemi a stare in braccio a persone poco conosciute pur studiandole ai raggi-x o quasi. Mangia come un bufalo tre volte al giorno (da quando è nata), dorme generalmente senza problemi, capriccia per stanchezza o per fame...la classica bimba "nella media". Molti "parents in progress", specialmente gli incantatori del sonno perduto (o per meglio dire gli "incantati" visto che molti tendono rapidamente a zombeggiare dal secondo giorno di insonnia in avanti) farebbero volentieri a cambio, immagino. Un bimbo nella media è sicuramente, per molti versi, un sollievo. Resta comunque "Nella media", il che vuol dire che se deve farti uscire dalla grazia di Dio ci riesce benissimo e senza alcuno sforzo. Perciò non si pensi che in casa siano mancate notti insonni (tante), sfoghi da nervosismo accumulato, e, recentemente, almeno un paio di tottò (rigorosamente sul pannolino, il che vuol dire che se non ha funzionato l'effetto umiliazione la tottò è stata inutile). Tuttavia ho il privilegio di essere "parent in progress" (da qui in avanti PIP) di una creatura molto godibile che, al momento, vive in un mondo tutto suo e decide autonomamente se ti ci vuole dentro o meno - in tal caso si "appende" letteralmente ai tuoi pantaloni per farsi prendere in braccio e condividere le tue attività, leggesi pestare la tastiera del PC con le mani fino a far volar via i tasti o costringerti a guardare con lei le SUE fotografie per quieto vivere.
MIP (Mom In Progress, ovvero la qui presente) passa con lei la maggior parte delle giornate - lavoro da casa come libero professionista, un privilegio non da poco - e cerca di adattarsi quotidianamente alle esigenze di quello che, in casa, viene affettuosamente chiamato "ratto" o "puffa" a seconda dell'umore del momento. MIP appartiene alla classe degli stregoni: incantatori potentissimi SOLO se azzeccano l'incantesimo, che, per altro, devono conoscere, altrimenti completamente inermi. 50Grillo invece potrebbe facilmente iscriversi nella categoria "Psionico professionista con velleità suicide". Il suo unico problema sta nel fatto che non riesce a comunicare con i comuni mortali come vorrebbe, per cui riesce a farti il lavaggio del cervello solo parzialmente, questo ovviamente mentre sta tentato di lanciarsi nell'occasionale "vuoto" a disposizione o di giocare alla roulette russa con le dita maneggiando porte e cassetti, o di farsi il bagno tuffandosi nella lavastoviglie. Ma, carissimi PIP, lasciate che vi dica che tutto questo è ASSOLUTAMENTE NORMALE! Ogni PIP ha la sua speciale patente che consegue dopo un certo numero di ore di insonnia/terrore/apprensione/isteria. La patente è regolata sul pargolo a disposizione. Più pargoli, ovviamente, più patenti. Al momento la MIP presente è in attesa del secondo pargolo, il quale, non si sa se perché abbia capito che qui ci sarà da combattere, o semplicemente perché si stia preparando per il primo Iron Man disponibile, è in perenne sessione di allenamento. 50Grillo potrebbe avere di che divertirsi...comunque bisogna aspettare qualche mese ancora quindi la molto scaramantica MIP al momento tiene l'atleta "in coperta". Ore 12.28...ora della pappa. E se non mi spiccio mi ci vorranno i timpani di riserva che tengo appositamente conservati sotto vuoto nell'ultimo cassetto dell'armadio. That's a DAILY PIP LIFE FOLKS!