giovedì 22 novembre 2012

Any other business - Varie ed eventual

Oggi, ci sono un po' di cose che vorrei mettere per iscritto, un po' relative al nostro quotidiano e un po' ai titoli di cronaca più recenti. Per questo motivo, il titolo del post è così generico.
Lo scorso 17 Novembre è stata la Giornata Nazionale dei Bambini Nati Pretermine, in Italia. Io stessa sono stata la mamma di un prematuro, come ho già avuto modo di descrivere in un post su questo stesso blog, quando mio figlio è nato. Da quei primi giorni, tinti di emozioni forti, profonde e contrastanti come paura, speranza e impotenza, non ho mai smesso di pensare a tutti quei P.I.P. che sono rimasti in T.I.N. Quanti di loro sono riusciti ad andarsene col proprio piccolo? Quanti sono ancora lì a resistere, o a fare del proprio meglio per riuscirci? Tutto ciò che posso fare per loro è pregare, inviare loro i miei pensieri più positivi, sperando il meglio per il loro presente e futuro. Sapete, il tempo è insignificante in alcuni posti, tra cui la T.I.N. e tutte le terapie intensive, in generale. In un certo senso, credo sia questo il motivo per cui sono in grado di cogliere il meglio degli esseri umani. Se il tempo non conta, siamo tutti molto più vulnerabili, nudi di fronti a noi stessi, perché, in fondo, il tempo non è che un contenitore di scuse, che ci permette di evitare quella che altrimenti sarebbe un'ottima abitudine: l'auto-analisi. Se il tempo non ha valore, prima o poi si inizia a discutere di se stessi, perché c'è ben poco che resta da fare, alla fin fine. Molta gente dovrebbe avvicinarsi ai genitori della T.I.N., tanto per dare una ripassata a ciò che significa essere umani. Lo consiglio, in particolare, a chi ha il potere di decidere della vita e della morte di un bambino, anche in Israele e in Palestina. A questo proposito, il 20 novembre, è stata la Giornata Nazionale dell'Infanzia. Per qualcuno di voi, ha voluto dire qualcosa? Avete rivolto almeno un pensiero ai milioni di bambini che soffrono nel mondo, e ai loro, spesso impotenti, genitori? Io sì. Sono stata obbligata a farlo. Un amico ha condiviso su Facebook una foto ritraente alcune delle piccole vittime più recenti del conflitto medio-orientale. Nell'immagine, quel che si suppone sia un padre, bacia la fronte di un piccolo corpo inerte martoriato. Avrebbe potuto essere mio marito, che baciava la fronte del cadavere di mia figlia o di mio figlio. È stato un pensiero talmente realistico da feririmi, profondamente. Ognuno di noi potrebbe essere quel genitore. Ognuno di noi potrebbe dover vivere il resto della propria vita con l'insopportabile pensiero di tutto il dolore, la paura e la sofferenza che quel bambino/a deve aver patito, magari mentre gridava disperatamente, chiedendo aiuto alla mamma o al papà, sicuro che qualcuno sarebbe venuto a salvarlo/a, e tutto questo mentre una bomba poneva fine alla sua piccola preziosa esistenza. Vi sembra abbastanza reale? A me sì. Per questo motivo ho deciso di condividere la foto a mia volta. Ho pensato che, nonostante le reazioni poco piacevoli che avrebbe potuto suscitare, ne valesse la pena. A volte, anche una sensazione sgradevole va condivisa, perché, come la medicina più amara, può stimolare una reazione ottimale, e così tirare fuori il meglio di noi.  
Ma alla fine, che vuol dire essere un buon genitore? Me lo chiedo tutti i giorni. Siamo buoni genitori perché soffriamo, perché ci preoccupiamo? Perché ci siamo, o perché non ci siamo? Al momento, credo che la risposta migliore sia perché lo siamo e non ce ne dimentichiamo. Per questo dovremmo sempre continuare a fare del nostro meglio ogni istante, per noi e per i nostri figli, semplicemente per dimostrare che siamo genitori, persone, esseri umani tra esseri umani, che fanno il proprio possibile col massimo impegno, per lasciare all'umanità anche solo una scintilla d'amore e progresso, con la testimonianza della propria vita. Se riuscissimo a ricordarci di questa semplice abitudine, credo che il mondo diventerebbe un posto decisamente migliore in breve tempo.

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I have various things I would like to put into words, today. Some related to the most recent newspaper headlines, some to our daily living. This is why the blog's topic today is so unspecific. 
Last November 17th was the National DAy of Premature Babies, here in Italy. I myself was the mom of a premature child, as I had the opportunity to describe on this blog when he was born. Since those very first days, filled with deep, strong, contrasting feelings and emotions, such as scare, hope, defenselessness, I haven't stop thinking of all those P.I.P.s I left behind in the NICU. How many of them made it to take their child out of there? How many are still hanging in there, or at least trying their best to? All I can do is praying, meaning, sending my very best thoughts to them and their children, hoping for the very best for their present and future. You know, time is meaningless, in some places, and NICU, and any ICUs in general, are among them. In some ways, I believe this is the main reason why they can take the very best out of human beings. When time doesn't matter, we are much more vulnerable, bare in front of our own selves, because eventually, time is nothing but a big excuse container, which allows us to avoid that nonetheless healthy habit which is self-confrontation. 
When time is not a deal, sooner or later you start to discuss yourself, because there's little else you're left to deal with, in the end. Many people should get in touch with NICU's parents, just to get a quick review of what being a real human really means. Among them, I'd strongly recommend a visit to several people with the power to decide whether a child's life is worth living or not, even in Israel and Palestine. With regards to this, last November 20th, was the National Day of Childhood. Did it mean something to any of you? Did you have at least a thought for the millions of children suffering worldwide, and for their often helpless parents? I did. I was forced to. A friend of mine shared a picture on Facebook, showing some of the most recent little victims of the endless Middle-East conflict. In the picture, what could supposed to be a father was kissing the forehead of a toddler's tortured corpse. It could have been my husband, kissing my daughter's or son's dead body. It was a thought so real it hurt, and badly. Any of us could be that parent. Any of us could be living the rest of his/her life with the unbearable thought of all the pain, fear and suffering that child must have gone through, maybe while desperately calling for mom and dad to rescue them, surely confident someone would answer that call, all this while a bomb was putting an end to his/her precious little life. Does this sound real enough to you? To me, it does. That's why I decided to share that picture myself. I thought that, no matter how unpleasant the feelings it might provoke, it was worth doing it. Sometimes, even unpleasant feelings are to be spread, because, like the bitterest medicine, they can stimulate optimal reactions, and eventually take out the best of us. 
But then eventually, what makes a good parent? I ask myself this question daily. Are we good because we suffer, because we care? Are we good because we're there, or because we aren't? As for now, I believe the best answer keeps being we are good because we are parents, and we never forget that. That's why we should always keep giving our best, every minute, to ourselves and to our children, simply to prove we still are parents, as well as people, humans among other humans, trying their hardest to leave humanity even just a glimpse of love and progress with our lives. Should we all succeed in remembering this very simple habit, I guess the world would be a much better place in no time.
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venerdì 2 novembre 2012

Confessions of a mom-in-progress - Confessioni di una mamma-in-corso

Già da qualche giorno mi rimprovero di non aver mantenuto aggiornato il blog in questi mesi. Ci sono amiche più brave di me che lo fanno costantemente, anche con post brevi. A me, invece, serve tempo, anche solo per mettere insieme qualche idea. In breve: l'estate è stata proficua. Il Crociato ha iniziato a camminare all'alba dei 18 mesi - con la solita calma - ed è stato inserito all'asilo con successo tra settembre e ottobre. Come da programma, ci ha messo il suo tempo, ha fatto dannare le dade, e adesso è il loro beniamino (ma và?). La sorella diventa sempre più bella e sveglia, nel frattempo. Dopo un'estate a suon di "No!" per ogni cosa - ha fatto spazientire anche sua nonna...avete letto bene, sua NONNA!- , a farci dannare per toglierle il pannolino, è scesa a Canossa, non si sa se per l'avvenuto passaggio dell'uragano Sandy, oppure per l'intervento - a nostro avviso miracoloso - dei Fiori di Bach - prescritti dalla pediatra - oppure entrambe le cose. Fatto sta che 50, un bel giorno, dopo mesi a rischiare a la cistite pur di non sedersi sul trono di ceramica e/o di non sporcarsi i pantaloni, è andata dal suo babbo, lo ha informato del fatidico bisogno e gli ha chiesto di accompagnarla al bagno. Poi si è seduta sul suo vasino, disprezzato fino alle precedenti 24 ore, con corredo di insulti e tragedie greche, beninteso, e...psssss. Sic! Giurin giurella, non scherzo. Poi, per carità, adesso navighiamo a vista. Passiamo dalla collaborazione maxima al rifiuto più totale. Della serie: abbiamo deciso di non sgridarla neanche più perché, come risultato, si immobilizza, proprio come un riccio minacciato, e scuote solo la testa, piangendo terrorizzata. Al di là della seccatura del momento, ammetto che questo comportamento estremo - e forse anche un po' teatrale- mi preoccupa. Quantomeno mi lascia interdetta e, siccome sarà anche testarda, ma in fondo è una bimba intelligente e sensibile, non voglio correre rischi. Ammetto di avere il terrore dell'autismo e di fare qualsiasi passo falso che possa provocarlo. E poi resta sempre un esercizio di buona pazienza per me e, se vogliamo, anche di fantasia. Devo trovare la maniera di essere incisiva senza gridare e senza perdere le staffe - che è umano, va bene, ma che non è una bella abitudine. E poi, per i bimbi come per gli adulti, vale la regola d'oro: chi si inca**a si sc***za.
Ciò detto, credo che i Fiori di Bach saranno una terapia permanente. Sarà anche un caso, ma quando prende le goccine è sempre più serena, meno ansiosa, pur non perdendo un grammo dell'argento vivo che ha addosso. Quindi, siccome è roba omeopatica che non fa danni, perché no?
Il Crociato è diventato, invece, un taparotto tutto pepe, col suo bel caratterino. A voler dar retta all'astrologia, è un bel Capricorno coi controfiocchi. Non sgarra una caratteristica del segno a cui appartiene: testardo, abitudinario, affettuoso, attento, organizzato, pragmatico, ipersensibile. Capacissimo di perdersi dietro ai suoi giochi per ore, se lasciato in pace, diventa una bestia se qualcuno lo disturba o gli porta via quello che ha in mano. D'altra parte, a ventidue mesi, strappare i giochi di mano alla sorella non rientra tra i suoi dilemmi esistenziali, anche se deve aver capito che, se lo becchiamo in flagrante, sono guai. Perciò tende a comportarsi bene, se guardato a vista. Guai a saltare un pasto, impedirgli di dormire, disturbare la sua routine. Se sei nuovo dalle sue parti, a prescindere, sei insignificante. Se poi gli tocca di avere a che fare con te, prima che ti degni della sua attenzione, devi esserti sudato tutto il guardaroba. Mamma, papà e sorella sono il suo mondo. Baci, baci e baci a tutti, sempre, sorella inclusa, che, comunque sia, lo adora e ne vorrebbe un altro - sì, un fratellino, proprio. E io: ma una sorellina? E lei: no, un fratellino. E io: ma un altro? Sei sicura? E lei: sì, sicura. Ah beh, allora....Il Crociato ama la nonna materna e stravede per i nonni maschi. Al momento, anche le dade sono ok, comunque degne di un abbraccio e un bacino occasionale - su invito della mamma. Il resto del mondo? Non pervenuto. Ah no, dimenticavo i suoi fratelli col pelo. Quelli gli piacciono, gli fanno il solletico coi baffi. 
Per il resto...beh, il pensiero va a due amiche, una in attesa - forse ancora solo per qualche ora - e una che ha appena partorito. Non le invidio per niente, coi primi mesi da affrontare, devo dire, però so che il loro mondo sta per cambiare per sempre, nell'unico modo davvero irreversibile che esiste, che poi è anche il modo più bello. In questi giorni, tra l'altro, ci interroghiamo, D.I.P. e io, sulla possibilità di un terzo bimbo, che, come si sa, sarebbe ben gradito. So che adesso non ho le forze, me ne rendo ben conto, ma l'incoraggiamento di mio padre dell'ultim'ora al riguardo non è male - "..ne hai già due, vicini, belli e sani. Per me sarebbe meglio dire basta...e poi, parliamoci chiaro, il tuo fisico fa schifo, come il mio"-. Ok, è mio padre, mi ha visto partorire e non penso sia stato facile star lì a vedermi soffrire come una bestia per ore. Però...che delicatezza! Non ha tutti i torti, lo so bene. So di non essere d'acciaio, forse neanche di latta, ma ho le mie forze, se le cerco e le alleno, questo sì. Bisogna vedere se bastano. A parte tutto, anche il solo pensiero è complesso. Per questo evito di dargli spazio. SE un bel giorno ci sentiremo pronti lo faremo, sennò amen. Va bene comunque. Qui diario dei P.I.P., due ottobre duemiladodici. Passo e chiudo, per ora.

mercoledì 30 maggio 2012

33

Today's my 33rd birthday. There's so many 33 in our lives, some of which matter more than we can imagine. This morning, I found a beautiful letter from my partner lying on the bed. I'd love to cite a few passages because it's really deserving: "33 was the age of a man who died making history, a charismatic leader for many in his brief life, who became an immortal symbol for most who passed after him, through the following two thousand years. A man who taught to love and respect your neighbour, who left a message that still sets a bond among religions where else deeply different from one another".
33 years spent for the love of human beings, wherever he went, whatever he did. 33 years of words which still carve our hearts and souls, the very first milestone in the history of mankind. 33...I haven't accomplished anything such as in my 33 years in this world, of course, but something I have, and today I'd like to share it: I am a happy person. In my experience, there is nothing such as being happy and glad to be alive and to catch the daily opportunity of "suck out all the marrow of life", as H.D. Thoreau admirably synthetized before me. There is nothing more important than "being". If you "are" then you can help others find their own way to "be".
That's the most important lesson I've learnt from "those" 33 years as well as from mine. In other 33 years, doubling this goal, I'd love to be saying I've been able to keep my joy of living and spread it a bit out into the world. I'd love to say, my partner and kids can still see that flame in my eyes and  are proud bearer of their own flaming torch of hope and love for humanity, which makes them humans.
That's all. That's my 33.
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Oggi è il mio 33esimo compleanno. Ci sono tanti 33 nelle nostre vite, alcuni dei quali più importanti di quanto immaginiamo. Stamane ho trovato una bellissima lettera del mio compagno sul letto e vorrei citarne qualche passaggio perché merita davvero: " 33 sono gli anni che visse un uomo che ha cambiato la storia del mondo, un uomo carismatico che è stato un "leader" per tante persone durante la sua vita breve vita  ed è diventato un simbolo immortale per tutti quelli che sono passati per questa Terra nei duemila anni successivi. Un uomo che ha insegnato ad amare e rispettare il prossimo, un uomo che ha lasciato un messaggio che, ancora oggi, unisce religioni che per altri versi sono molto distanti".
33 anni spesi per amore degli esseri umani, ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse. 33 anni di parole che ancora oggi incidono i nostri cuori e le nostre anime, la prima vera pietra miliare nella storia dell'umanità. 33...io non ho fatto niente di simile nei miei 33 anni a questo mondo, ovviamente, ma qualcosa sì, e oggi desidero condividerla: sono una persona felice. Nella mia esperienza, non v'è nulla come essere felici e lieti di essere vivi e poter cogliere l'opportunità quotidiana di "succhiare fino in fondo il midollo della vita", come H.D. Thoreau ha saputo sintetizzare mirabilmente prima di me. Nulla è più importante che "essere". Se "sei", allora puoi aiutare anche altri a trovare il proprio modo di "essere". É la lezione più significativa che mi hanno insegnato "quei" 33 anni così come i miei. Tra altri 33 anni, doppiando questo traguardo, vorrei poter dire che sono stata in grado di preservare la mia gioia di vivere e di spanderla un po' per il mondo. Vorrei poter dire che il mio compagno e i miei figli possono ancora vedere quella fiamma ardere nei miei occhi e che essi sono tedofori orgogliosi della propria fiaccola accesa di speranza e d'amore per l'umanità, quella fiaccola che li rende umani.
Ecco tutto. Questi sono i miei 33 anni.

sabato 28 aprile 2012

Lega del Latte, antibiotici e...

L'inverno è arrivato, ha fatto i suoi danni e se n'è andato...e la primavera non pare intenzionata a essere da meno. Sul nostro frigorifero è stato attaccato persino uno scadenzario giornaliero per la somministrazione delle varie medicine che 50Grillo deve ingurgitare, per forza o per piacere. La nostra personale collezione di raggi X è schizzata da 0 a 4, in meno di tre mesi, mentre i giorni d'asilo hanno subito una contrazione direttamente proporzionale alle visite dalla pediatra - che ormai è una di famiglia. Nel giro di mezza giornata ho avuto 5 consulti diversi per l'ennesimo focolaio della bimba, che tossisce come un fumatore incallito giorno e notte e rimbalza da un'infezione all'altra alla velocità di una pallina da tennis in partita. La parola "guarire" ha assunto, per la sottoscritta, un significato simile a quello del parcometro: trattasi di servizio a tempo. Quanto? Si spera sempre di strapparne un po' di più, ogni volta. Ogni volta che mi guardo allo specchio (sempre meno, devo dire), verifico per quanti secondi riesco a sorridermi senza sembrare stravolta: di rado arrivo oltre il paio e, più tempo passa, meno mi ci metto.
Il nonno di 50 dice che dopo due anni di salute piena e scoppiettante la bimba ha preso la prima botta seria con l'asilo. Chiamarla "botta" è come comparare un tamponamento al semaforo con un frontale in autostrada, almeno per me. La "botta" è per tutti: mamma, papà e fratellino (che, in realtà, condivide i medesimi germi, con la differenza che se li piglia uno alla volta, mediati dalla sorella, e che, quindi, in questo modo si corazza piano piano...Mitridate insomma. D'altra parte è un guerriero, no?).
Un bimbo ammalato è un potenziale tornado per la famiglia che lo assiste. I genitori faticano a stare sulle proprie gambe, figuriamoci a trovare del tempo per se.
I dottori si trasformano in liane della Foresta Amazzonica e, a meno di non essere discendenti di Tarzan o specialisti a propria volta (oddio, no, forse così è anche peggio) la sensazione di smarrimento e stordimento è la prima che arriva e l'ultima ad andarsene, come il parente più scomodo.
Sono stanca.
E poi, mentre aspetto l'ennesima ricetta per l'ennesimo treno di antibiotici e cerco di non vomitare per la stanchezza e la tensione e il terrore che ci sia "dell'altro" che non sappiamo - essere mamma è anche questo, gente!- eccoti, nella sala d'attesa della pediatra, la splendida neomamma bis - con pargola annessa, in braccio - discettare con l'apprensiva/attonita/esausta/rincitrullita neo-neomamma - anch'essa con pargola al seguito - del fondamentale apporto della Lega del Latte nell'aiutarla a non rinunciare all'allattamento al seno, che al primo figlio le era mancato. La neomamma new age - nonostante abbia una figlia che vomita ed è piccola, per sua stessa ammissione - ha bandito il latte artificiale, così come gli antibiotici, che fanno male, perché se anche le sue figlie sono piccole stanno comunque bene ed è meglio che la natura faccia il suo corso. Al massimo l'aerosol e la pulizia del naso. Magari la piccola ci mette di più a guarire ma almeno si fa i suoi anticorpi naturali. E l'esperienza insegna, chiaramente: in nove mesi di nido della prima pargola mai manco un raffreddore (mica a pensare: che culo! Sono stata fortunata. Figuriamoci!). E poi, se anche mangia poco, basta che stia bene, no? Ci sono bimbi che mangiano poco ma crescono lo stesso in altre parti del mondo, no? (Magari, però, hanno fame e mangerebbero, potendo! Magari a te va bene perché tua figlia non è famelica. Al posto mio non so se avresti fatto tanta filosofia riguardo all'"aggiunta").
L'altra mamma pendeva dalle labbra della mamma bis (EROICA genitrice di bimba 1, anni 2  e tre mesi e bimba 2, 3 mesi. Neo-neomamma: "Chissà che fatica!". Mamma bis: "Un inferno, guarda, ma così ho fatto e non ci penso più!"), battendosi il petto per aver dato rinunciato ad allattare quando dal tiralatte non usciva niente (forse perché non c'ERA niente?) ed essersi affidata al latte per bimbi stitici da 30 euro alla confezione (se ne trova a meno e altrettanto buono, basta cercare). Mamma bis tentava di confortarla e la incoraggiava a provare al secondo figlio.
E io? Per la prima volta da secoli ho pensato, con sarcasmo zero, che il mondo è bello perché è vario. Cioè, per me sentire certe cose equivale più o meno a guardare "Zelig" e lo penso seriamente, beninteso, però c'è anche chi la pensa in questo modo e ha diritto a esistere. Se sono intervenuta? No. Perché? Che senso avrebbe avuto? Non è mica una gara a chi spara la trovata migliore. Penso semplicemente che ognuno debba sbattere il naso sulla propria esperienza e così vale anche per me e i 4 episodi di focolaio di 50. Cosa spero di imparare? A prenderla meglio, anzitutto. É solo il primo e manifesto di una lunga serie di problemi per ora solo potenziali. E se accadesse il peggio? Credo che si vedrà e basta.
E comunque: ho due figli nati a 15 mesi di distanza, ho allattato la prima due settimane, prima di rinunciare, perché era sottopeso e non faceva che piangere, mentre il secondo, rientrato dall'ospedale dove l'hanno trattenuto per una settimana, non ne voleva sapere di attaccarsi e comunque il tiralatte aveva già evaso ogni mia scorta. Ho trovato un ottimo latte all'estero, ho speso il giusto e i miei figli sono cresciuti bene lo stesso. Mia figlia, attualmente, prende due antibiotici ed è al 4° ciclo complessivo. Si è ammalata al primo anno di asilo (come molti bimbi) e ha passato a casa 3/4 dell'anno scolastico. Ringrazio Fleming, Pasteur e Jenner di essere esistiti, così come che ha inventato il latte artificiale che, in mancanza delle care vecchie balie, ha permesso ai miei figli di sopravvivere e crescere. Non amo granché i farmaci ma cerco il buonsenso in ogni cosa, anche nel loro uso. E non sono un modello da imitare. Mi piacerebbe che passasse anche solo questo, di pensiero. E comunque faccio volentieri a meno della Lega del Latte: il mio record estrattivo è stato di 70 ml (di colostro): una volta sola, poi basta (del tutto).