sabato 9 marzo 2013

POLITIKÉ

Di solito non uso questo blog per parlare dell'argomento in oggetto, anche perché, finora almeno, non mi è sembrato il luogo più adatto per farlo. Non è l'unico. Ce n'è almeno un altro nel quale proprio sono impossibilitata a farvi accenno. Anzi, adesso che ci penso, i luoghi sono diventati molti, troppi. Di questi tempi, in Italia, se solo t'azzardi a dire due parole in croce sulla tua opinione, per pacata che sia, ti trovi a fare le peggiori scoperte possibili. Tipo che, alcuni di quelli definisci amici, chiamano chi la pensa come te con gli epiteti meno felici e, non dico che Cartesio debba per forza mettere lo zampino dappertutto, ma, quantomeno, la mia proverbiale coda di metano fa poca fatica ad applicare la proprietà transitiva dell'uguaglianza e ad accendere un bel falò di sdegno. Perciò ho cominciato a seguire l'esempio di un giornalista che leggo spesso, ultimamente, il quale, quando proprio non ce la fa più, cancella gli indesiderati dalla propria pagina Facebook. Diciamo che, per ora, mi limito a restringere l'ambito delle notizie che mi arrivano da quelli che proprio hanno passato il segno, quindi non sono così drastica, però è vero che mi prudono le mani e che, se potessi, sarebbe meglio che partissi per un po' di sana meditazione tibetana. Volendo, posso aggiungere che tra poco m'attende la sala operatoria per via del mal di schiena, quindi il falò al metano è ampiamente pompato da afflati generosi di sopportazione zero. La cosa non depone comunque a mio favore, e va bene. Tuttavia, riflettendoci, penso che lascerò una piccola testimonianza del mio pensiero circa la Politiké su questo blog, perché potrebbe magari interessare ai miei figli, e anche a me, perché no, in futuro. Pensando che la parola Politiké è greca e che, testualmente, significa "che riguarda la città", si può ben intendere quanto il concetto abbia, da tempo, sfondato gli argini delle polis. Contando che queste ultime, per i loro abitanti, rappresentavano non solo la propria casa ma anche il proprio paese (o stato), non è difficile capire perché il senso dell'espressione sia stato così esteso. Invero, tra l'altro, non vi era alcuna distinzione tra la polis intesa come luogo fisico e come l'insieme dei suoi abitanti, pertanto concepire Politiké come "che riguarda tutti gli abitanti della città" è altrettanto corretto. Volendo, poi, abbattere i confini nazionali e riferirsi all'intero globo terraqueo, perché oggi siamo tutti "globalizzati", ci si può fermare a "che riguarda tutti". Molti confondono il significato di Poltiké con quello di Demokratìa, cioè "governo del popolo", il cui principio base è che la convivenza sia regolata in base alle decisioni della "maggioranza" schierata in favore di o contro qualcosa. Politiké invece, è un concetto molto più ampio, che la letteratura di genere ha eviscerato in mille modi ma che, in sostanza, si declina nel comportamento rispetto al prossimo. Tutto lì. Poi, volendo, ci si può buttare nella filosofia e nella morale, ma preferisco limitarmi ad un principio, seppur schierato, piuttosto universale, espresso da un certo Nazareno un paio di migliaia di anni fa: non fare agli altri ciò che non vorresti ti fosse fatto e ama il prossimo tuo come te stesso. In base a questo semplice paio di assunti, ritengo che parecchia gente la fuori, potendo, trascorrerebbe le giornate, nel migliore dei casi, a prendersi a sberle e, più in generale passa da fasi sadiche a masochistiche senza manco accorgersene. Questo è preoccupante, non la sequela di fanfaronate che la gente scrive su internet, ma la totale incapacità di uscire da uno schema egoistico privo di futuro, non solo per se stessi ma anche per il prossimo. Ciò detto, così parlo Mamma P.I.P. a quasi 34 anni: non ho la scienza infusa e men che meno mi interessa insegnare qualcosa a qualcuno. Nonostante il comportamento ignominioso che l'essere umano - sottoscritta inclusa, a volte - è in grado di dimostrare verso il prossimo, credo fermamente nella coscienza individuale e, come genitore, nella necessità di trasmettere l'urgenza dell'autoanalisi e del confronto con il mondo ai miei figli. Mi batterei anche a mani nude per difendere la libertà di opinione - e Voltaire mica scherzava quando diceva una cosa del genere!- ma, se proprio devo essere onesta, ne ho le scatole piene - anzi, ho già fatto almeno 4 traslochi - con le prese di posizione di chi sostiene che l'essere umano non abbia diritto a cambiare se stesso e il proprio destino. Vale di più la libertà di opinione o l'esigenza di cambiamento? Sul piatto della bilancia, Madre Natura dice che chi non si evolve è perduto, per quanto libero possa essere, pertanto sarebbe auspicabile che la libertà personale si facesse servizio al prossimo e fosse rivalutata alla luce di un apporto diverso, propositivo ed aggregante e non della mera esigenza egoistica ed autocelebrativa. Pertanto: ho studiato - poco per quel che magari aiuterebbe a mantenere un punto di vista sempre vigile e critico, ma non ho ancora la memoria di un Vulcaniano, gente!-, sempre su libri diversi, ho seguito la stella polare del pensiero critico rapportato ad una realtà in movimento, e ho concluso che bastava Aristotele per sintetizzare tutto: SONO CERTA di non sapere. Però va bene così, questa sapienza mi permette di scoprire e "virtute e canoscenza" sono il viaggio più straordinario dell'uomo. Ne ho citata abbastanza di gente - Sommo Poeta incluso - e con appropriatezza, per non passare per bottegaia ignorante? Perché, tra l'altro io AMO i bottegai ignoranti, perché anche loro hanno qualcosa da insegnarti, anche se non sanno che ti stanno trasmettendo qualcosa mentre lo fanno. Detesto, invece, i Professori lobotomizzati dai libri e dall'autocompiacimento, tutti, anche quelli che hanno 30 anni e si credono di averne 60, quelli per i quali "le cose stanno così", oppure "hai fatto solo citazioni fuori contesto", oppure "mamma come sei ignorante!". Senza dubbio, lo sono, quantomeno nel senso che lo scibile umano non mi è possibile. Tuttavia la mia opinione ha una dignità. E, se c'è una cosa per la quale non spenderò neanche un minuto della mia esistenza, è la difesa di un qualunque Status Quo. Le ideologie hanno dimostrato di fare più danni che altro: vanno capite, interpretate, smembrate e ne va tenuta solo la parte migliore, altrimenti sono solo maiali da allevamento, ora di questo ora di quel capoccia. Io penso davvero che Gaber avesse ragione: cos'è la destra? Cos'è la sinistra? Finzioni, idiozie create per manipolare il popolo bue e mantenere lo Status Quo a vantaggio delle oligarchie. Tuttavia, ed è questa la speranza, quella vera, che nutro per le nuove generazioni, la rete ci permette di acquisire informazioni, spesso discordanti, non filtrate, da interpretare, ma è una gigantesca opportunità di alfabetizzazione. La contemporaneità offre all'umanità un'opportunità di evoluzione ed uguaglianza che, finora, non è mai stata possibile. Tutto ciò che manca a questa opportunità di confronto meravigliosa è un'educazione e solo chi, disinteressatamente e con spirito di servizio - all'umanità, non al Partito di turno - si dispone a condividere il proprio sapere ha davvero a cuore il futuro dell'uomo. Sarebbe utile cominciare a pensare che il vicino non è necessariamente un deficiente, anche se lo pensa lui di noi. Sarebbe utile pensare un po' meno a se stessi e ai Padri della Patria e, piuttosto, a chi c'è ora e a chi ci sarà domani. Sarebbe utile fare programmi a lunga scadenza, invece che vivere alla giornata come animali selvatici, lavorare al bene e al progresso dell'umanità che sarà. In fondo, magari lo sapete, le più belle cattedrali del mondo sono state erette da uomini che sono vissuti molto meno del tempo necessario a realizzarle. Tuttavia, credo che pochi abbiano dubitato del loro valore, pur sapendo che non ne avrebbero visto il risultato finale. Tutto ciò che ci differenzia dagli altri mammiferi è la capacità di mettere in pratica i nostri desideri. Costa così tanto dare al cambiamento una chance di cambiare anche noi? Magari in meglio? Cerco di ricordare sempre che la Storia la fanno i vincitori - ed è vero, per molti periodi solo le scoperte archeologiche ci hanno consentito di acquisire differenti punti di vista da quelli sostenuti dalla storiografia ufficiale - per non perdere di vista il fatto che la ragione dimora ovunque e in nessun luogo e che, più di essa, ciò che conta è il benessere della collettività. Spero lo ricordino in tanti!