martedì 22 febbraio 2011

Need to go - Bisogno di partire

Qualche volta ho bisogno di evadere, il che vuole sicuramente dire che mi sento prigioniera. A dire il vero non è una condizione che è sopraggiunta con la maternità. Mi ha sempre contraddistinto, devo dire, anche perché da giovane sono stata cittadina del mondo per molti anni ed il mio istinto libertario è quindi molto sviluppato. L'aver messo al mondo due figli, pur con tutti i problemi che comporta, non ha neanche scalfito la superficie di quell'istinto, che sopravvive in me come un fuoco inestinto sotto le braci, pronto a rinvigorirsi alla minima boccata di ossigeno, solo che stavolta mi porterei via i figli, naturalmente.
Negli ultimi tempi ho faticato a respirare, come un pesce fuor d'acqua, vittima di eventi grandiosi e totalizzanti che mi hanno fatto imbarcare acqua un pò tutti i giorni. Per riprendere la metafora di prima è un po' come se si fosse aperto uno spiraglio sotto le braci: il bisogno di evadere si è fatto impellente.
Forse qualche giorno lontano aiuterebbe a rimettere tutto in prospettiva...non so, io ci spero. Devo solo levare le ancore. Non farò fatica, non aspetto altro che un soffio di vento. Già e poi? Portandosi dietro i figli ci si portano via i problemi, si dirà. Io non credo. Se respiro io, respireranno anche loro. Vorrei che imparassero a rifuggire le pastoie di una società malata e febbricitante, a cercare nuove strade a non avere paura di cambiare aria ogni tanto. Naturalmente, evadere non è e non può essere una condizione permanente, piuttosto deve rappresentare un'opportunità di verifica. E' un po' come fare un tuffo nell'acqua fredda, un bel brivido per rinvigorirsi. Ed io ho un estremo bisogno di nuotare adesso...

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