Rage is definitely a tough feeling. It sort of poisons you like a venom and for a few instants it feels like you're not completely in charge of yourself. It's very unconfortable actually, because it reminds you quite well that some instincts are hard to overcome. It's uncomfortable because, no matter what you do or how hard you try, sometimes rage can take the lead and leave you at its mercy, caged in the deepest regions of your being, uncapable of controlling that berserk animal your body has turned into. It's a fight, not to mention a very tough one, not to give in to your wildest side, which always lies there somewhere, ready to jump in and strike you down, vanishing any efforts you've been making to stay calm and rational, to let sleeping dogs lie. It's enough to lower your guard a second too much to let the beast escape the cage, and that's easier to happen when you're sleepless, tired or ill (my case today). Then the fight begins and you need to line up all your weapons not to succumb and that’s not easy for sure. Today I was an inch away from slapping my daughter in the face. It's hard for me to come to hands with her and when I do is out of extreme frustration and basically done with the purpose of setting a point strongly enough to have her remember the moment in association with the bad thing she's just done. Today, though, she collected a full series of you-musn't-do-this kind of things in the blink of an eye and she managed to make me lose my temper completely. The series included entering the kitchen- which is forbidden- playing with the jars in the cupboard - twice as much as forbidden considering they've been put as far away as possible from her sight and touch - smashing a jar of mushrooms in oil to the ground in front of the sofa - you might not want to do that - putting herself in danger by managing the broken glass and, eventually, making the biggest fuss around by stamping greasy footsteps of her socks soaked with oil all over the place.
It sufficed me to hear the sound of broken glass to panic. I should specify her brother had put me through one of the toughest asleep nights lately so maybe I was not fully lucid. That's probably why the beast caught me like a sitting duck, basically off guard.
It was like a whirlwind I can barely remember before I realised I was about to slap her hard on the cheek after beating her on her left hand twice. I was so out of control I scared myself enough to take a step back and breathe. It was then, at that pinpoint, that a small but piercing sunbeam of reason hit me and allowed me to see: she was scared too. Her eyes were filled with tears and despair, she was scared of my thundering voice, of the violence of my hand on hers, in brief, of me. As painful as this epiphany was, I realised I had stroke a point and hit my goal. I had scared her enough, possibly, to have her think it twice before attempting to break another jar. And as I realised the danger had somehow found its way to shine over her as well, so that she'd be able to recall it another time, I saw myself in her at her age, facing my angry mother because of some childish roguery such as, not really or maybe just partially getting what it was all about. I saw my mother slapping me in the face, I feared her rage and that terrible feeling I had done something that could cost me her affection. Maybe my daughter is not old enough to reason like that but that fear in her eyes was enough to stop me. I took a step back and watched my lifted hand, ready to strike, and I realised the rage was gone.
I understand she might hate me someday for scaring her like that, for being so violent, so aggressive. I hope I used my self-control enough for her also to remember it was for her own good. Yes, I was mad at her because she'd made lots of mess but that wasn't the big deal. The big deal was I feared she would not learn any lesson from the moment, had I let it slip away without doing something effective. I must admit such an explosion of rage was not the best option at hand though maybe it was the easiest and most convincing at the time. All I know is I risked to give it all away to the beast and I am quite ashamed of that, really. Lucky me I was so out of control to scare myself first, which means my true reasonable self was not that far away as I believed, which makes me feel a little better. In the end, I must admit I deeply fear my berserk mode, because I know the beast to be insidious, powerful and terribly easy to summon. I hope I'll always be lucky enough to stop in time and to grow better and better at controlling myself when it's needed.
Di sicuro, la rabbia è una sensazione potente, infatti è in grado di avvelenarti e farti sentire come se avessi perso il controllo di te stesso. E’ una sensazione sgradevole quella legata alla rabbia, perché, indipendentemente dai tuoi sforzi per vincerla o contenerla, in certi casi è assolutamente in grado di sopraffarti e tu ti ritrovi alla sua mercé, intrappolato in qualche remota regione del tuo essere, assolutamente incapace di trattenere quell’animale inferocito in cui si è tramutato nel frattempo il tuo corpo. E’ una lotta senza quartiere quella che combatti per non cedere a quella bestia che è il tuo lato più selvaggio, perennemente nascosto da qualche parte e pronto all'agguato per vanificare qualsiasi sforzo tu abbia compiuto per restare lucido e razionale, per non svegliare il can che dorme. E ti basta abbassare la guardia un istante di troppo per ritrovarti con la belva sguinzagliata, il che succede ancor più facilmente quando sei insonne, stanco o malato (come oggi, nel mio caso). Una volta che la lotta ha inizio, poi, ti tocca sfoderare tutte le armi in tuo possesso per non soccombere il che comunque non è facile.
Oggi mi sono ritrovata a tanto così dallo schiaffeggiare mia figlia in faccia. E’ ben difficile per me arrivare alle mani con lei, e quando capita in genere è per un eccesso di frustrazione e con lo scopo ultimo di far si che se lo ricordi, associandolo magari a cosa ha fatto di sbagliato, in modo da non riprovarci una seconda volta. Purtroppo, però, oggi ha inanellato l’intera serie delle “cose da non fare” e in un batter d’occhio mi ha fatto perdere il ben dell’intelletto. La serie includeva: l’ingresso in cucina – proibito – giocare con i barattoli di vetro della dispensa – proibito due volte visto che sono stati posizionati apposta in maniera tale da essere fuori vista e il più possibile irraggiungibili – mandare in frantumi un barattolo di funghi sottolio in terra, esattamente davanti al divano – pericolo da s.o.s. – mettersi in pericolo maneggiando i vetri rotti e, non ultimo, creare il massimo scompiglio stampinando il pavimento di tutta casa con le calzette accuratamente imbevute d’olio.
M’è bastato sentire il rumore dei vetri rotti per andare nel panico. Forse dovrei precisare che il fratello mi aveva appena costretta ad una notte completamente insonne, come non se ne vedevano da un po’ ultimamente, il che magari può deporre a favore della mia scarsa lucidità. Ad ogni modo la bestia mi ha preso totalmente alla sprovvista, una preda facilissima.
Il resto è un tornado di eventi, questo prima di accorgermi che stavo per darle uno schiaffo dopo averla colpita due volte sulla manina. Ero talmente fuori di me che mi sono spaventata da sola abbastanza da fare un passo indietro e tirare il fiato. E lì, in quel brevissimo istante, un piccolo ma penetrante raggio di ragione mi ha illuminato e mi ha permesso di vedere: era spaventata anche lei. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e sgomento, era terrorizzata dalla mia voce tonante e dalla violenza dei miei gesti sulle sue mani, in pratica, aveva paura di me. Per quanto dolorosa, questa epifania mi ha confermato di aver centrato l’obiettivo. Forse l’avevo spaventata abbastanza da far sì che la volta successiva ci avrebbe pensato due volte prima di azzardarsi a rompere un altro vasetto. E mentre realizzavo che il pericolo si era in qualche modo palesato anche per lei, in maniera da renderla capace di visualizzarlo in futuro, mi sono rivista in lei, alla sua età, con mia madre furiosa davanti, per qualche birichinata del genere, inconscia o solo parzialmente di ciò che stava accadendo. Mi sono vista mentre mia madre mi dava uno schiaffo, ho temuto la sua rabbia e la tremenda sensazione di aver fatto qualcosa che mi avrebbe fatto malvolere. Magari mia figlia non è grande abbastanza per ragionare in questi termini ma la paura nei suoi occhi è stata sufficiente a fermarmi.
Ho fatto un passo indietro e ho guardato la mia mano tesa in alto, pronta a colpire, e ho sentito che la rabbia era scomparsa. Mi rendo conto che un domani lei potrebbe odiarmi per questa violenza, questa aggressività. Spero tuttavia di aver usato sufficiente autocontrollo per farle anche ricordare che è stato per il suo bene. Certo, ero fuori di me per la confusione che aveva fatto ma non era quello il punto. Il punto era che avevo paura che non si sarebbe spaventata a sufficienza per pensarci due volte prima di rifarlo se non avessi fatto qualcosa di abbastanza incisivo. Va da se che una simile esplosione di furia non era esattamente la miglior mossa a mia disposizione anche se magari è risultata la più efficace e convincente al momento. Quel che so, però, è che ho rischiato di cedere alla bestia e di questo mi vergogno. Per fortuna sono andata talmente fuori di testa da spaventare me stessa in primis, il che mi dice che la parte razionale del mio essere non era poi così lontana come credevo.
In definitiva devo ammettere di avere una certa tema del mio lato selvaggio, perché so che la bestia è insidiosa, potente e stramaledettamente facile da evocare. Spero davvero di avere la fortuna di fermarmi sempre in tempo e di riuscire a migliorare, nel tempo, a controllarmi quando ce n’è bisogno.