Last March 17th, it's Italy's 150 birthday and it was a una tantum bank holiday. It means March 17th has only been a bank holiday for this year. Then, from next year on, for half a century at least I presume, it'll be back to be a regular day. So it was a very special day, because it was the only chance in 150 years to be really proud to be Italian. We were celebrating the birth of our nation, the blood of thousands of young people who fought to leave a united country to their offspring. Thousands of young people who believed it was worth dying for this country, for the dream of that boot-shaped piece of land which they called "Italia". Back to the ancient Roman Empire, Italy was a province in its middle. It was of strategic importance though, basically because the capital city of the Empire lay on it. The Italian people were far from coming. Some even wonder if they've ever come. After all, it wasn't for nothing that Massimo D'Azeglio, one of the first Italian statesman once said " Italy has been made; now it remains to make Italians". Today, though, THOSE Italians are expected to be there celebrating their home country. They're expected to be proud and happy to belong to the so-called "Big boot", wherever they are, wherever they live. The question now is: are there really any proud Italians out there? Because if there are, they mustn’t be many or, at least, they mustn’t be in the right place to do something. I am so sorry to say this country stinks like a corpse and it's hard to fight for a dead body. Ironically, Italy appears to be surviving thanks only to its immigrants and its few honest citizens. But in the end, it's just a little bit of history repeating, is it not? The so-called "barbarians" became Romans and let the Empire survive a few more centuries, made it even stronger. Only difference is: our present Government is not as enlighted as the ancient Roman institutions apparently. Immigrants are to remain outcasts, maybe just to let us feel a little more home, a little more Italians.
Well, as I said, this country stinks, to my smell at least, and I could not be furthest from being proud of this nation, of the progressive decline we're witnessing, mostly powerless against a Law which is made to be "interpreted" and completely misses the reasons of common sense. Is this country worth dying for? I've come to believe it's not even worth living for. I am very fond of those few brave ones who still do believe and fight. I am fond of their ideals, of their beliefs. Unfortunately I've grown to be disenchanted and I am quite positive that very little is likely to change because very few people mean it to change.
This is a country where your own governors break the Law they swore to protect and respect, both publicly and intentionally because they know citizens will have to sue them to - maybe - see the Law reinstated and, in order to do so, they'll have to invest time and money they seldom have. Plus, they'll have to endure all the negative impacts of their governors decisions and their complaints shall be almost never heard. Is this fair? Is this democracy? Some people say some regimes are more democratic. It's hard not to agree.
Some others might ask: if you deprecate it so, why are you still here? Believe me, if it's for me it won't be long before I leave, looking for REAL opportunities for me and my family. I want to live in a place where the phrase "you get what you deserve" has at least some sense. I am aware every place has its own pros and cons but maybe there is a place out there where you get at least some of what you give. This country's only been able to take. The giveback part remains on the shoulders of those few generous believers who can't help but remaining honest.
It's said, but somehow it's just another expression of the Law of the jungle. Here, only the shrewdest, who know exactly who to follow and when to follow him survive. Words like pride, honor, loyalty, even fraternity mean nothing to them, just like to hyena craving its daily meal only, which is a better meal because she was not the one who had to chase the pray. Romans would say mors tua vita mea...sounds bitter but that's it. I say all this and I am one of the lucky ones with a roof on her head, some work and a loving family for backup. Nonetheless, my kids are unlikely to have a future in this country. I don't even know if I can guarantee myself one here. I just want that opportunity, the chance of feeling part of a country which can make its citizens feel proud as I've never felt. I am so sorry guys, I am sorry for all of you who fought for a united country because your hearts were noble and your intents pure. Thank you for your courage, thank you for your lives. You certainly showed the future generations what's the spirit worth living for. You certainly showed us what it's like to have a dream and follow it to the very end. This shall never be forgotten, ever and millions of March 17th shall never be enough to remember you.
Lo scorso 17 marzo si è festeggiato il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, una festa comandata una tantum. Vuol dire che il 17 marzo è stato un festivo solo quest’anno. Dal prossimo e, penso, per almeno un altro mezzo secolo, tornerà ad essere un giorno qualsiasi. Perciò è stato un giorno speciale, l’unica occasione in 150 anni di essere veramente orgogliosi di essere italiani. Abbiamo celebrato la nascita della nostra nazione, il sangue di migliaia di giovani che hanno combattuto per lasciare in eredità un paese unito. Migliaia di giovani, che credevano valesse la pena morire per questo paese, per il sogno di quel pezzo di terra a mo’ di stivale che chiamavano “Italia”.
All’epoca dei Romani, l’Italia era la più centrale delle province, strategica, fondamentalmente, perché sede della capitale dell’Impero. E gli Italiani erano in là da venire. Non a caso, dopotutto, è stato lo stesso Massimo D’Azeglio, statista di primo pelo, che una volta ha detto: “S’è fatta l’Italia. Ora dobbiamo fare gli italiani”. Oggi sono proprio QUEGLI italiani che dovrebbero festeggiare il proprio Paese, però. E dovrebbero essere fieri e felici di appartenere al “Grande stivale”, dovunque siano, ovunque abitino. La domanda è: ce n’è di italiani così la fuori?
Perché se ce ne sono o sono troppo pochi o non sono nella posizione per fare qualcosa. Sono addolorata nel dire che questo Paese puzza di cadavere ed è dura combattere per un morto. E’ ironico ma l’Italia sembra stare a galla solo grazie agli immigrati e a pochi onesti cittadini. Alla fine, però, è un po’ la storia che si ripete no?Sono stati i cosiddetti “barbari” che diventando Romani hanno permesso all’impero di sopravvivere qualche altro secolo e prosperare nel frattempo. L’unica differenza è che il nostro governo attuale non pare tanto illuminato quanto le istituzioni romane. E’ meglio, infatti, che gli immigrati restino emarginati, magari per farci sentire un po’ più a casa, un po’ più italiani.
Beh, come ho detto, questo paese puzza, almeno per me, e francamente non potrei essere meno orgogliosa di questa nazione, del declino progressivo a cui stiamo assistendo, quasi del tutto impotenti di fronte ad una legge che si “interpreta” e manca totalmente della ragionevolezza del buon senso. E’ un paese per cui morire questo? Nel tempo sono arrivata a credere che non valga nemmeno la pena viverci. Ammiro col cuore quei pochi indomiti che ancora ci credono e combattono. Amo i loro ideali, il loro credo. Purtroppo il tempo mi ha reso disincantata e francamente ho pochi dubbi che cambierà granché perché sono davvero in pochi a volerlo quel cambiamento.
Questo è un paese i cui governanti infrangono pubblicamente ed intenzionalmente quella stessa legge che hanno giurato di proteggere e rispettare e lo fanno perché sanno che i cittadini possono solo fare causa per vedere rispettati i propri diritti e, per far questo, occorrono loro tempo e soldi che spesso non hanno. Oltre a ciò tocca loro di subire gli effetti negativi delle decisioni prese dai loro governanti e neanche il loro malcontento ha diritto d’essere espresso. E’ giusto questo? E’ una democrazia questa? C’è chi dice che alcuni regimi sono più democratici. Difficile dargli torto.
Alcuni potrebbero obbiettare: se ne hai da dire così male perché sei ancora qui? Credetemi, se dipende da me non manca molto a che prenda il volo, alla ricerca di opportunità VERE per me e la mia famiglia. Io voglio vivere in un luogo in cui la frase “guadagni il tuo merito” ha almeno un minimo di senso. So bene che ogni posto a questo mondo ha i suoi pro e contro ma magari esiste un luogo che ti rende parte di ciò che dai. Questo paese sa solo prendere. Il “dare” resta sulle spalle di pochi generosi che ancora credono e che non sanno essere altro che onesti.
E’ triste ma, in fondo, è un’altra espressione della legge della giungla. Qui sopravvive il più furbo, quello che sa chi seguire e quando farlo. Parole come orgoglio, onore lealtà o anche solo fraternità non hanno valore per questa gente. Sono come iene a caccia di un pasto, che è anche più buono perché non sono stati loro a far la fatica di procurarlo. I Romani avrebbero detto mors tua vita mea…è amaro ma è così. E dico così io che sono tra i fortunati, con un tetto sulla testa, un po’ di lavoro ed una famiglia che mi sostiene e mi ama. Tuttavia, per i miei figli un futuro in questo paese è improbabile. Non sono nemmeno sicura di poterlo garantire a me stessa. Io desidero solo una opportunità, la possibilità di vivere in un paese che ti faccia sentire orgoglioso come non mi sono mai sentita. Mi dispiace così tanto, ragazzi, per voi che avete combattuto e siete morti per un paese unito, perché il vostro animo era nobile e il vostro intento limpido. Vi ringrazio per il vostro coraggio, per le vostre vite. Senza dubbio il vostro sacrificio ha mostrato alle generazioni seguenti con che spirito val la pena vivere. Ci avete mostrato che significa avere un sogno e seguirlo fino alla fine. Nessuno lo dimenticherà, questo, e migliaia di 17 marzo non saranno abbastanza per ricordarlo.
Nessun commento:
Posta un commento