martedì 25 gennaio 2011

The day after tomorrow - Dopodomani

Da venerdì scorso è cominciata una nuova era, o almeno quella che si preannuncia tale: MIP e PIP contemporaneamente a casa. La libera professione e - è giusto sottolinearlo - un forte desiderio di emancipazione hanno consentito a PIP di lanciare la sfida al suo "principale" e fare il grande salto. L'espressione serena ed appagata di chi riesce a fare qualcosa che, pur avendo sempre potuto fare, non ha mai fatto, rende più di qualsiasi descrizione. Eppure, si dirà, è un salto nel vuoto...premesso che non lo credo, vorrei spezzare una lancia in favore di quelle persone che per i propri figli sono disposte a cambiare vita. Per i giovani d'oggi in un Paese come l'Italia , e mi ci metto anch'io, direi che posso, non v'è alcuna sicurezza. Un posto pubblico fisso e certo ce l'hanno gli ormai cinquantenni ed i raccomandati; un posto fisso nel privato, invece, sta diventando un miraggio, sostituito sempre più frequentemente da finti licenziamenti seguiti da altrettanto finte fatturazioni per collaborazioni (Partite Iva aperte per importi mensili fissi, cioè l'equivalente di uno stipendio ma senza contributi o altri oneri sociali e/o statali per il datore di lavoro...mica male!) o da contratti "flessibili". In tutto questo, fare un lavoro gradito ed appagante è paragonabile ad incontrare un marziano nel deserto. E allora cosa resta? Per la nostra vecchiaia non ci sarà quasi sicuramente sostegno - voglio rileggere queste righe tra trent'anni e, se sarò ancora qui, vedere se avevo ragione - e quindi a che scopo dobbiamo sacrificare la giovinezza? Molti dei nostri genitori hanno lavorato come pazzi da dipendenti per trovarsi oggi, sereni e tranquilli, a fare i nonni ma, dato che a noi toccherà lavorare tutta la vita, ammesso che la salute ci assista,tecnicamente dovremmo lavorare e basta, sbatterci passando da un mestiere mediocre all'altro rinunciando a tutto, famiglia compresa, per morire, in pratica, senza aver vissuto. Vero è che il lavoro nobilita l'uomo ma è vero anche che il denaro non sfama l'anima. Per un trentenne di oggi in Italia il futuro E' il presente. Molti di noi non vivrebbero senza un sostegno dei genitori, piccolo o grande che sia, anche fosse solo del tempo speso in nostro favore. Chi può ne approfitta, non perché non possa farcela da solo/a ma perché non ha altra scelta. Tuttavia proprio chi può, a mio avviso, deve industriarsi per sfruttare quel vantaggio e tradurlo in emancipazione, produzione, profitto. Lo sbocco degli studi non deve essere necessariamente un posto pubblico o privato immutabile e ben retribuito, anzi. Aspettarlo significa vivacchiare e non vivere. L'equazione studio superiore uguale lavoro della vita dovrebbe essere un diritto? Forse. O forse non è altro che un beneficio di cui qualche generazione ha goduto. Il punto è che se il futuro è il presente è quest'ultimo per cui vale la pena vivere e rischiare. Personalmente non salirei su un tetto per difendere qualcosa di cui non ho mai avuto esperienza alcuna e che non è, per me ribadisco, che un'utopia in un mondo che va avanti e non ti aspetta di sicuro, questo anche se non critico chi lo fa, specialmente se è tutta la vita che ha un sogno e non riesce a realizzarlo per colpa della burocrazia. Tuttavia chi si spende per difendere il diritto a fare il dipendente lo fa portandosi dietro, spesso e volentieri, un sacco di altre pretese di diritto, come una famiglia, una bella casa, una bella auto, le vacanze più volte all'anno, etc. L'esperienza mi ha insegnato che ciascuna di queste cose richiede una battaglia propria e che, purtroppo, nessuna è realmente un diritto bensì un rischio. Un figlio, figuriamoci due, è un rischio immenso anche se si ha il posto fisso, contrariamente a quanto molti credono. Posto fisso, ammesso di averlo, significa ore ed ore lontano dai figli, poco tempo per loro, necessità di appoggi, soldi per mantenerli e quindi altro lavoro. Molti si chiedono: se non riesco a mantenermi io come faccio con un bambino? Questa è una domanda sensata, non quella che altrettanti danno come equivalente: Senza un posto fisso, come lo mantengo un bambino? Per mantenersi si può anche rischiare, assicuro. Si può imparare un mestiere, anche artigianale, di quelli che non fa più nessuno, e lavorare eventualmente a casa propria, risparmiando su auto, spostamenti, tempo e stress. Ci si può industriare per tirare fuori il meglio da se stessi, accettando di lavorare a compenso, senza garanzie, ma costruendosi una reputazione con il proprio lavoro e basta. Si possono imparare più mestieri, adattarsi a quel che serve e/o possibilmente piace, vivere secondo necessità, facendo del proprio meglio, ogni giorno. Serve fortuna, certo, ma ne serve anche per non finire licenziati domani da un'impresa o dallo Stato. La libera professione non è un lusso, è un rischio eppure...eppure mi ha consentito di fare qualcosa che ho sempre desiderato per me bambina: esserci per i miei figli. Certo, bisogna risparmiare, fare i conti mese per mese, non c'è riposo né sicurezza economica ab aeternum ma, in fondo, se è il prezzo da pagare per vedere i miei figli crescere perché no? Assicuro che è anche possibile mettere da parte qualcosa e fare un po' di beneficenza, se si vuole. Certo: niente macchina nuova ogni tre anni, poche uscite al ristorante - ma c'è chi si diverte a fare la pizza in casa ed offrirla agli amici - o al cinema, le vacanze quando si può, non c'è maternità che tenga e alle volte bisogna accettare commesse che ti fregano le notti ed i fine settimana però...è il mio presente, e ne vale la pena! Non so se sto facendo la scelta giusta per i miei figli - del senno di poi son piene le fosse e comunque si faccia in qualcosa sempre si sbaglia con loro - però è la scelta giusta per me. Ho provato a lavorare sotto padrone, a sperare in qualcosa di più che un segretariato a vita e così facendo ho speso cinque anni. Ho imparato tante cose nel frattempo che mi servono anche ora ma alla fine ho ripiegato su quel che sapevo fare meglio anche senza la certezza di un posto fisso; ho tentato e, per ora, ho avuto la fortuna di andare avanti. Si sa però che la fortuna aiuta gli audaci. Per questo sostengo di cuore chi si batte per il proprio presente, per un lavoro che ama e/o per la famiglia che desidera. Impegnarsi paga, sempre, anche se le battaglie a volte sono toste e qualche volta si perde. Il presente E' il futuro e aspettare dopodomani serve solo a perdere tempo che non è meramente denaro ma vita! Un abbraccio al mio PIP e a tutti i PIP là fuori che si fanno coraggio, ogni giorno, e rischiano. Il vostro sguardo sulla vita vale più di qualsiasi descrizione!

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