venerdì 3 dicembre 2010

RIGHT TO... - Diritto a...

Ultimamente mi sono soffermata su discorsi che definire complessi non è sufficiente. Ho molti amici che appartengono alla confessione cattolica e che, vivaddio, mostrano la pluralità di opinioni ed intenti che contraddistingue la parola stessa (dal greco KATHOLIKOS, universale). Ho anche amici atei, fieramente anti-clericali, disinteressati. Tuttavia, di fronte alle diversità che scaturiscono dalle posizioni di ciascuno, mi rendo conto che, per me, la religione non è quell'esperienza totalizzante che, invece, è per molti, così come non riesco a sposare nessuna particolare ideologia politica o filosofica. L'unico insegnamento che mi sento di condividere e di dover tramandare è quello di Cristo. Chiunque egli fosse è straordinariamente riuscito a restare libero, a non farsi intrappolare da questo mondo, dal tempo, dai suoi stessi simili. Forse per questo è stato in grado di gettare luce su come viverci, a questo mondo. E il mondo che ha proposto, è davvero bello. Lo era quando a descriverlo era lui e lo sarebbe anche adesso, se se le sue parole avessero il peso che meritano e che, mi permetto di asserire, magari anche lui sperava avrebbero avuto. Se è dai comportamenti dei genitori che i figli imparano l'etica, allora desidero davvero seguire le orme di Cristo, affinché i miei figli possano comprendere che non si può stare bene al mondo se non si rispetta TUTTO il prossimo, che non si può essere liberi se non si sa essere responsabili, che non si può parlare se non si sa ascoltare, che farsi un'opinione sulle cose non significa cementificare certezze ma aprire nuovi varchi, che non bisogna temere l'ignoto ma abbracciarlo perché senza curiosità non c'è progresso e la Vita si ferma. Cristo, chiunque fosse, ha sconfitto la morte dimostrando quanto Vivere con la "V" maiuscola sia un'esperienza infinitamente preziosa.  Di fronte a questo, di fronte a questa semplicità profonda e tangibile per tutti, perché allora discutere? Perché arrivare a parlare di pro-vita o pro-morte? Nessun animale nasce con il desiderio di morire. La Vita si auto-difende in modi imperscrutabili ogni giorno. Affermare che è diritto di tutti vivere è lapalissiano. Tuttavia, lo è anche affermare che è di tutti il diritto di morire, perché tutti si muore, prima o poi e NON C'E' NIENTE DI MALE. Un leone che non è più in grado di procacciarsi il cibo, di essere utile al suo branco, si allontana e si lascia morire. Che male c'è? Se un uomo che non è più in grado di vivere vuole fare lo stesso, che male c'è? Nessuno potrà vivere la sua vita al posto suo, sapere cosa egli prova, essere lui, per quanto encomiabili e caritatevoli siano gli sforzi altrui per fargli coraggio. Svalutare la carità è indubitabilmente peccato, ma credo lo sia anche non rispettare una volontà. Se un uomo, che non è più in grado di esser autonomo vuole vivere, al contrario, sarà suo diritto essere aiutato, assistito, incoraggiato. La verità che ho appreso è che la volontà di ciascuno è inattaccabile. E' il vero cuore del nostro essere e ci appartiene. Per questo qualsiasi diritto non può prescinderle. E' la fiamma dello spirito che ci anima. Se si spegne e non si riesce ad aiutarla a riaccendersi non è peccato, è la Vita che fa il suo corso. Per questo ammiro e guardo con dolcezza a chi si batte per difendere la vita, perché investe le proprie energie per aiutare quella fiamma a restare accesa. Eppure vorrei davvero che queste persone, di fronte ad un fuoco estinto, non si sentissero svilite o scoraggiate o, peggio, calpestate. La fiamma non va solo protetta, va anche capita e accettata. Non è colpa di nessuno se si spegne. 

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