Ogni tanto sarebbe bello spendere qualche parola per i DIP (Dad in Progress). Questo per dare dignità e coraggio ad un mestiere altrettanto difficile e poco apprezzato quanto quello di MIP. Senza nulla togliere a qualsiasi discussione costruttiva sulle discriminazioni sessuali e pur sostenendo la mancanza cronica di mezzi ed aiuti alle mamme in questo paese, credo sia giusto lodare e sostenere anche i papà...o almeno quei papà che ci provano davvero. Senza distinzione di sesso, religione, etnia, infatti, diventare genitori è una sfida sia per lui che per lei. Per natura, lei ha svariati vantaggi, tra cui, generalmente, un istinto innato e formidabile, una pazienza elefantiaca che spunta da chissà dove quando partorisce e, soprattutto ed incredibilmente, il multitasking. Qualsiasi MIP riesce normalmente a fare minimo dalle tre cose in su contemporaneamente, incluso occuparsi di un infante, portare avanti una nuova gravidanza, lavorare e stare dietro alla casa. Un DIP parte già in difetto di tutta una serie di doni di natura e con il malus aggiuntivo di dover stare al passo perché si sa, in natura, l'essere umano è prerogativa della madre nei primi anni di vita, per non parlare dei primissimi mesi. Armato quasi esclusivamente della propria buona volontà, spesso il DIP è un marinaio in tempesta, che ogni giorno è di tipo diverso: ormonale della compagna/moglie, intestinale del figlio/a, isterica di chiunque in casa, cane (se presente) incluso, ecc. Ce ne sarebbe per spaventare anche un eroe dei tempi antichi. Per questo, per secoli, i figli sono stati ad appannaggio della madre fin quasi alla maggiore età, perché nessuno o quasi si è dato la pena di educare i padri che si sono rifugiati nell'isola delle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo). Oggi i padri sono diversi. Anzitutto sono consapevoli che se vogliono davvero dei figli e non degli estranei che li chiamano "papà" per casa, devono darsi da fare. Inoltre, si rendono presto conto che anche la moglie/compagna è a rischio una volta diventati "tre". Urge quindi inserirsi nel circo. Come? Collaborando. Problema: le madri non sono sempre dei campioni di collaborazione, specialmente le mamme-chiocce. E chi le può biasimare? Per secoli hanno affinato lo sviluppo del proprio multitasking per poter fare tutto da sole o quasi. Non ce l'hanno più nel DNA l'idea l'idea di farsi aiutare. Punto primo, quindi, MIP e DIP devono entrambi imparare a fare affidamento l'uno sull'altra. Già questa, di per se, è una sfida. Anzitutto perché molti, troppi, scoprono di non volersi abbastanza bene, né individualmente, né l'uno nei confronti dell'altro, finendo rapidamente per zavorrare prima ed affondare poi il rapporto di coppia. Nella mia seppur limitata esperienza mi rendo conto che senza rapporto di coppia è come partire in salita col ghiaccio: durissima, anche con le gomme da neve e le catene montate. Punto secondo, quindi: non perdersi MAI di vista. Punto terzo (e questo è soprattutto per le MIP...): imparare a CHIEDERE AIUTO e DELEGARE. I bambini non sono idioti. Se c'è una cosa che capiscono come e meglio persino dei cani è quando qualcosa NON VA. Problema: l'età non consente loro di capire che non ne hanno colpa e perciò pensano semplice (come la Telecom): E' colpa mia se mamma e papà litigano. E' il primo pensiero del bimbo che si sente rifiutato, un campanello d'allarme che suona come un tuono in una giornata di sole. Mamma e papà devono chiedersi reciprocamente aiuto per scongiurare l'avvento di pensieri come questi. Se hanno problemi con se stessi o tra loro, devono imparare che NON C'E' NIENTE DI MALE a tirare quattro urla e confrontarsi, se serve. Volersi bene è anche questo. E, sono certa, i bimbi questo sforzo non lo capiscono ma lo percepiscono benissimo.
Mamma deve sempre pensare che papà c'è. Che anche se è al lavoro o torna a casa stanco la aiuterà comunque. Che le vorrà bene anche quando ha le occhiaie che somigliano a reti da pesca. Che per lei ci sarà sempre un sorriso, un abbraccio, un bacio prima di dormire. Che se soccombe davanti al lavello la sera per la stanchezza lui prenderà in mano la situazione finirà di preparare la pappa e metterà l'infante sotto le coperte. Che farà la sua dose di coccole al/alla bimbo/a, che non lo/a tratterà da estraneo/a, che farà del suo meglio per cavare la pazienza dal cappello del mago e rinunciare al proprio sonno se ce ne sarà bisogno. E il papà? Anche lui ha diritto di pensare che la mamma c'è. Che nonostante l'impegno profuso dalla mamma in sua assenza non verrà trattato da estraneo o da bancomat quando torna a casa. Avrà diritto alla carezza e al bacio del rientro, ad un abbraccio per la stanchezza, ad una parola di conforto se la giornata non sarà stata eccelsa. Che avrà il proprio spazio per giocare con l'infante. Che avrà il diritto/dovere al cambio, al biberon, alle coccole, ai giochi. Che la mamma non si scorderà di essere donna né la sua compagna e che l'intimità tra loro non si trasformerà in un vago ricordo ma che semmai diventerà un momento da procacciarsi in due, con la stessa tenacia. Il papà ha diritto allo sfogo, alla stanchezza, alla frustrazione. Non bisogna dimenticare che parte in difetto...deve recuperare. E se si impegna questo non può essere ignorato anzi. Bisogna incoraggiare i DIP, dare loro una mano a sentirsi parte della famiglia che stanno contribuendo a creare. Questo è essere MIP vere, serie, questo è essere PIP.
I vostri figli ancora non lo sanno, ma la loro felicità ed il loro benessere dipendono dai vostri.
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