Ad ogni modo anche oggi me ne andrò a letto sperando che Grillo si svegli domattina con il sorriso, che DIP (Dad in Progress) stia bene e cominci una nuova settimana con pochi pensieri e che la MIP presente impari ad ungersi d'olio le meningi e a far scivolare qualche pensiero di troppo rapidamente nel giusto cassetto della memoria. ..
Per i genitori alle prime armi, gli incantatori del sonno mancato, i maghi del pannolino...game on!
domenica 17 ottobre 2010
APPRENDISTATO
Negli ultimi giorni, i progressi impressionanti di 50Grillo (ha cominciato a camminare nel giro di due giorni e in tre settimane ha raggiunto livelli professionistici degni del miglior saltatore d'ostacoli olimpico), mi hanno indirizzato più volte su una riflessione inevitabile: essere un PIP è come firmare un contratto di apprendistato (si, proprio di quelli che nessuno fa più, quelli, quelli!) sapendo che il tuo capo non ti promuoverà mai ma, nel contempo, non potrà neanche mai licenziarti. Insomma, un lavoro a tempo altroché pieno, indubbiamente sicuro ma continuamente sotto esame, perché se c'è una lezione che si impara fin dal primo giorno è che non sei tu PIP quello che deve insegnare. Nella mia mente forse contorta, molti PIP pensano esattamente l'opposto. Il terrore della responsabilità di un figlio spesso sembra derivare dal timore di non essere in grado di impartire le lezioni volute, di insegnare come si deve, di ottenere i risultati sperati. Beh, la mia seppur breve esperienza, fino ad oggi mi ha palesemente dimostrato l'opposto. Semmai la mia fortuna è stata arrivare al D-Day con la socratica consapevolezza che l'ignoto non sia un male, ma, semplicemente, un fattore ineluttabile dell'esistenza. Questo non mi ha risparmiato le amletiche domande a piè sospinto di cui sono preda le mie giornate e le mie notti (in buona parte). Essere o non essere? Alla fine il buon vecchio Yoda ha sempre la fetta di ragione più consistente. Meglio trasformare la domanda in scelta: Fare o Non Fare - anche se non concordo affatto sul resto della sententia ("Non c'è provare"), perché sta proprio tutto nel provare, di volta in volta, soluzioni diverse.
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