lunedì 5 dicembre 2011

my boy - il mio bimbo

Nella mia seppur breve, finora, esperienza, avere due figli significa percepire la necessità di un paio d'occhi extra almeno una volta al giorno. Ora che la bimba frequenta l'asilo ho tempo da dedicare al fratello - come da programma - e posso finalmente osservarlo meglio. Stranamente, scopro di conoscerlo più di quanto credessi, come se quel paio d'occhi extra fossi, in qualche modo, riuscita a usarlo. Il mio bimbo è davvero una meraviglia a trecentosessanta gradi. É vigile, attento, impegnato. Cerca di rendermi partecipe di qualsiasi cosa faccia, il che, abituata alla sorella, cui dovevo e devo star dietro se voglio imparare qualcosa, è una novità! Il bimbo sorride spesso, chiama "mamma" quando ha bisogno che lo ascolti ed esplora in continuazione tutto quello che lo circonda. La mobilità gli difetta? E allora si ingegna con le mani e con i piedi. Afferra gli oggetti e li maneggia con una sicurezza che non ho mai visto in sua sorella. Mangia sempre come se fosse l'ultima cena che gli resta e non lascia neanche una briciola. Cerca l'interazione con tutta la sua famiglia (cani inclusi) e ha bisogno di mamma e papà che, se se ne vanno sotto ai suoi occhi, scatenano un infermo di strepiti e lacrime. Gli estranei sono, invece, inutili, e se non ci sono è anche meglio. Se qualcuno diventa "di casa", allora si esprime con qualche vocalizzo e li degna di uno sguardo o due in più ogni volta che tornano. Sua sorella sembra una sorta di divinità per lui, tanto che è lei che decide cosa guardare alla tv e lui neanche ci pensa a protestare. Si è persino adeguato a Topolino &co., nonostante sia ancora piccolo per seguirne le avventure. Dicono che i maschietti sono lenti a capire; il mio no. Semmai è lento a muoversi ma per il resto è ben all'erta. Il suo papà dice che è un "puccettone", che non da a vedere di essere del tutto sveglio. Secondo me è uno che, invece, dissimula bene. Non sarà uno che tira a fare il furbo, ma uno che tira a ottenere quel che vuole sì. La differenza è che lui pianifica invece di tentare di fregarti. Essere metodici alla sua età ha dei discreti vantaggi e lui questo l'ha ben capito. É uno che non molla l'osso ma che sa ben stabilire le sue priorità. Gli è stato insegnato fin da subito che farsi capire è vantaggioso perciò non spreca tempo a far capricci. Se piange, il motivo c'è e si capisce, laddove non si vede. Se è girato storto o è arrabbiato non v'è dubbio che metta le cose in chiaro alla svelta, rovinandoti anche tutto un fine settimana se vuole. Però sa anche farti volare di gioia e orgoglio: quando ride, con la sua bella attrezzatura di sette denti e uno in arrivo, solo perché stai facendo una boccaccia; quando, in piscina, si fa cullare a dorso sbattendo i piedini come se avesse nuotato tutta la sua vita precedente (e allora capisci come fanno i trichechi ad essere tanto impacciati sulla terra e tanto aggraziati in acqua); quando ti prende il viso con le manine per attirare la tua attenzione e ti stampa un bel bacione a bocca aperta sul naso (e non cerca di morderti, perciò di sicuro quello è un bacio); quando, sotto la doccia, gorgoglia e sbatte gli occhi quando l'acqua gli cala sul viso e poi, di nuovo, ride, chissà perché. É un bimbo semplice, il mio bel muso, e così complesso nella sua semplicità, che davvero non ti basta una giornata intera per osservarlo. É nato per secondo, eppure non sembra soffrire granché, per ora, perché il suo posto in casa gli è, non si sa come, chiaro e, in qualche modo, sa che non gli mancherà mai niente di quello che gli serve e, semmai fosse, sa che ha i mezzi per procurarselo. É un piccolo grande uomo già adesso: anche se può sembrare fragile, non è affatto impacciato. Esattamente come sua sorella, fa solo ciò che deve e vuole quando deve e vuole. É avanti un pezzo, ormai è chiaro, anche se fare il tricheco è comodo e gli permette di farsi abbracciare un po' di più. A lui piacciono le coccole. Ne sa qualcosa il suo papà che, un po' incuriosito e un po', forse, stupito rispetto alle affermazioni di rito sull'affettuosità di bimbi e bimbe, si ritrova con un maschietto affettuoso e un po' appiccicoso e una femminuccia, a tratti, sfuggente. Ma il bimbo ci sta lavorando per farsi apprezzare: ha capito che il babbo, in fondo, è uno facile da prendere se gli dai attenzione e a lui piace un sacco concentrarsi sul babbo. Tutta l'ansia dei primi due mesi sembra relegata a brevi momenti di panico legati alla novità di turno. Però se ci sono mamma, papà o la sorella, anche queste perdono tenore e diventano passaggi curiosi di un evolvere quotidiano. Il piccolo tricheco non ha fretta di muoversi ma ha fame di imparare.

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