Per i genitori alle prime armi, gli incantatori del sonno mancato, i maghi del pannolino...game on!
martedì 7 giugno 2011
No, non voglio
A 32 anni mi ritrovo con molte amiche sposate, l'ultima delle quali giusto qualche giorno fa, e dopo 15 anni di fidanzamento, aggiungo. Quasi tutte - anzi, direi tutte - si sono sposate in chiesa, alcune perché ci credevano, altre per far contenti i genitori e/o il compagno (ebbene sì), altre ancora per la scenografia offerta dalla cornice dell'edificio sacro e dalla coreografia del rito. Ho persino filmato, di recente, un amico che officiava una cerimonia in comune con il cellulare e verificato di persona perché sono pochi quelli che si sposano in Comune - o comunque meno di quelli che scelgono la chiesa: il rito civile dura appena 2 minuti e 12 secondi che arrivano a venti minuti, mezz'ora massimo, con le firme e le foto di rito dalla finestra del Palazzo Comunale che da sulla Piazza. Un po' pochino, forse, per giustificare un evento che dovrebbe essere quantomeno singolare ed unico nella vita di ciascuno. Dico dovrebbe perché separazioni e divorzi sono oggi altrettanto di moda e sono ormai sulla scia dei matrimoni quanto a frequenza. Comunque sia, dicevo, a 32 anni mi ritrovo con molte amiche sposate mentre io non lo sono. Sono già M.I.P. bis, ho la mia casa con il suo mutuo, due cani, un lavoro che cerco di portare avanti cogliendo ogni occasione e ho comunque un compagno che, ringraziando il cielo e facendo i dovuti scongiuri, è un ottimo D.I.P., si è messo a lavorare a casa per darmi una mano e non manca di essere il più presente possibile. E comunque non sono "la sua signora", come si dice. Nonostante quanto di buono abbiamo messo su insieme resto "me stessa", "nubile" per usare lo stato civile che mi contraddistingue, "ragazza madre che vive nel peccato" per la chiesa cattolica, della cui opinione, fortunatamente, poco mi interessa. E non mi dispiace affatto. Mentirei si dicessi di non aver mai visitato qualche sito dedicato agli abiti da sposa e di non essermi immaginata in quei panni ma mentirei altrettanto se dicessi che con l'immaginazione sono arrivata sulla soglia della Sala Rossa del mio Comune o di qualsiasi chiesa. Roba da farmi scorrere un brivido giù per la schiena. Perché? Di preciso, forse, non lo so nemmeno io. Quel che è certo è che non sono mai riuscita a vivere l'idea del matrimonio come qualcosa di diverso da una tratta in schiavitù della mia libertà e questo nonostante gli impegni che ho preso verso il mio compagno e i miei figli. Mi è piuttosto difficile vedere il lato cristiano del "sacrificio quotidiano nell'amore di Cristo l'uno per l'altro", quello per cui Cristo entra nel quotidiano attraverso la coppia ed il suo vivere, nel bene e nel male, insieme. Non ci riesco, fondamentalmente, perché non ci credo. Credo al contrario che lo spirito di Cristo sia nei singoli e che la difficoltà stia proprio nel conciliare quello di ciascuno senza snaturarsi, specialmente in una coppia. In Matteo 9,16, Cristo dice "L'uomo non osi separare ciò che Dio ha unito", eppure è sempre e comunque l’uomo che decide. Se Dio è uno spirito di vita che vive in ciascuno di noi Egli di sicuro opera per Vie Misteriose e non solo e unicamente attraverso i ministri del culto civile o religioso. Sarà paradossale, forse, ma ho visto il matrimonio fare più danni che miracoli, per questo faccio fatica a pensare che sia un investimento. Il contratto distrugge la tua libertà, la imprigiona e te ne priva come dell'aria. Non ha niente di naturale, niente al confronto dell'essere madre, per dirne una, che apparentemente rappresenta una schiavitù ben superiore. Eppure, il tuo dovere verso i figli è ben lungi da quello verso il coniuge perché i figli non hanno scelto di essere messi al mondo, mentre il coniuge l'ha scelto eccome di sposarti. Nel matrimonio si condivide la responsabilità di avere asservito qualcuno...ed è una gran tristezza. Io è una responsabilità che non voglio, anche se molti chiamerebbero la mia una finta libertà perché, di fondo, anch’io sono asservita alla mia idea. Su questo ho poco di che discutere, è pur vero che la vita è stata ugualmente molto generosa con me e nessuno mi ha mai obbligato a far nulla. Ho potuto conservare la libertà nei momenti in cui tradizionalmente una donna si appoggia al compagno, come il parto, ad esempio. E' stato utile, mi ha fatto capire che non tutto poggia sulle spalle di chi ti accompagna e che le mie scelte hanno un valore. Tuttavia, a fronte di un compagno che, giustamente e da par suo, non è incline al matrimonio e si sposerebbe solo se servisse ai figli per qualche motivo trovo ancora meno motivi per sentirmi "sposa". Se lo farei io per i miei figli? Non lo so, sarebbe comunque una scelta amara perché mi obbligherebbe a prendere un impegno che altrimenti non avrei preso, perché mi legherebbe comunque ad una scelta che scelta non è, perché, di fondo, ho rispetto per chi ci crede, per quelle due persone che compiono un gesto d'amore l'una per l'altra, perché lo vogliono. Ho rispetto di quel sacrificio al punto da rifiutarmi di compierlo, per principio. Il matrimonio non è dei figli o per i figli, ma per i genitori o futuri tali. Forse, non è per me. Di fondo non lo sono neanche i gioielli, eppure il mio compagno ed io abbiamo accettato di portare una fedina come segno di impegno. Forse è l'unico metallo che mai porterò, anche se qualche volta mi pesa. Per questo, forse, ha valore, allora. E' una promessa senza testimoni, ma è tangibile e visibile e non vale certo meno. Non sono una donna da brillanti, né persona dalla promessa facile, ma se prometto, allora devo mantenere sul serio e non c'è firma o testimone che tengano. E se non ci riesco, si dirà? Già, può essere, ma non è questo il giorno. E se cambiassi idea? Tutto è possibile ma non penso potrebbe essere mai per indossare un vestito per un giorno soltanto, senza contare che se resto dal parrucchiere oltre un'ora do in escandescenze, quindi figuriamoci!
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concordo pienamente con quello che hai scritto, ti ringrazio e mi fa piacere sentire una conferma che le basi su cui si fonda il nostro rapporto e tutto quello che ne è nato (in ogni senso!!) sono ancora solide e concrete ;)anzi sono progettate per sostenere un carico massimo ammissibile ancora maggiore, quindi risparmia un'ora dal parrucchiere e magari facciamoci dieci ore di volo....
RispondiEliminaE' tutto giusto, e avete tutto il diritto di pensarla così.
RispondiEliminaPerò voglio dire solo una cosa, perché mi stride.
Il matrimonio non è un contratto formalmente inteso. E' per gli sposi e non per i figli (la Chiesa non ha mai detto il contrario), è vero.
Ma da credente, la promessa che ho fatto ad Anna mi rende più libero. Libero in ogni momento di seguire quella promessa o di infrangerla, di esercitare la mia libertà attivamente.
Io almeno mi sento più libero.
Poi concordo, se non credi e se il sacramento non esiste, sono tutte fregnacce.
Riprendo quello che ho detto sopra, e cioè che ho rispetto per chi ci crede, per quelle due persone che compiono un gesto d'amore l'una per l'altra, perché lo vogliono. Ciò detto, purtroppo o per fortuna, dipende da come la vedi, io non credo più da tempo nella Chiesa Cattolica, né come istituzione né, men che meno, come guida. Ciò non significa che, più in generale, non sia in grado di cogliere il senso e la potenza dei suoi riti e dei suoi simboli, che la precorrono e la sostengono, o che non ne condivida, di principio, i valori. Diversamente non farei battezzare i miei figli no? Ciò detto sono ben lieta che ci siano persone che seguono la propria fede con coerenza e non mi permetterei di considerare la tua visione del matrimonio come una "fregnaccia" perché si vede bene che per te certamente non lo è. Per quanto mi riguarda io sto semplicemente bene così. Per me il rito del matrimonio - civile o religioso - non ha alcun valore, né personale né morale. Perciò, finché non ne vedo l'esigenza, perché, a questo punto, diventa solo una questione di opportunità, evito. Ma, dovessi sposarmi, certamente non avrei l'impudenza di farlo in Chiesa a meno di venire folgorata sulla Via di Damasco - il che potrebbe voler dire aver appianato i miei sempiterni contrasti con Paolo di Tarso...UN EVENTO!
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