Prima o poi i P.I.P. ci passano tutti: l'incontro-scontro temuto e atteso con i PROPRI genitori sull'educazione dei PROPRI figli. Non so come fosse prima del '68 e della rivoluzione generazionale. Mio padre e mia madre raccontano che i loro genitori se ne fregavano altamente di dare consigli, però mi ricordo bene il disappunto - per non dire la gelosia - sulle loro facce quando vedevano benissimo che il nonno o la nonna di turno si guadagnava il mio affetto con uno schiocco di dita, spesso soprattutto perché mi permetteva di fare e/o avere cose con cui loro non erano d'accordo. Nel mio caso, avevo un rapporto strettissimo sia con la nonna materna, che però vedevo di rado perché abitava lontano, che con il nonno paterno, che, invece, vedevo più spesso e che non ha mai fatto mistero di volermi bene come fossi sua figlia. La prima mi faceva vedere tutta la televisione che volevo a tutte le ore e mangiare qualsiasi cosa volessi in qualsiasi momento. Passava ore a raccontarmi storie di quando era giovane e mi faceva pasticciare con il cibo. Il nonno era...beh, il nonno. Ogni volta, o quasi, che passavo il pomeriggio o la giornata dai nonni mi portava in centro a comprare una bambola - naturalmente, mio padre, che non voleva essere da meno, aveva adottato la stessa tattica, perciò a 5 anni avevo oltre 100 esemplari di vario genere che dormivano sul mio letto al posto mio. Se non facevamo tutto il giro dei negozi di giocattoli sotto le due torri poco ci mancava e, se non si comprava niente, era solo perché non avevo trovato qualcosa che mi piacesse davvero. Uscita da scuola PORTAVO IO IL NONNO a prendere il gelato - perché se aveva la scusa di mangiarlo con me allora la nonna non si arrabbiava - e mi facevo raccontare di quando era in marina e dei suoi viaggi in giro per il mondo per lavoro.
Stare con i nonni significava che mamma e papà passavano in secondo piano, oppure che non c'erano proprio. Certo, con tutti c'era una certa disciplina da rispettare: l'educazione non era in discussione e i ritmi della giornata li dettava la casa che mi ospitava, però, in generale, nell'aria c'era un bel po' di permissivismo che né all'asilo, né tanto meno a casa con la baby-sitter, mi sarebbe stato concesso. I nonni rendevano, insomma, la vita più facile. Non so, di fatto, ai miei genitori quanto questo disturbasse. Ripeto, le intromissioni in termini educativi erano scarse, per quel che ricordo, e comunque la mia peculiare situazione familiare e il fatto che i miei genitori passassero la gran parte del loro tempo fuori casa a lavorare faceva sì che la presenza dei nonni fosse da me concepita come un piacevole svago. La stragrande maggioranza dei ricordi della mia prima infanzia sono legati all'asilo, alla mia baby-sitter e a mio padre - che vedevo poco ma che faceva valere tutto il tempo che poteva passare con me.
I miei figli non vanno ancora all'asilo - 50 Grillo comincerà a frequentare la primavera della materna dal prossimo settembre - e, anomali tra i loro coetanei, non hanno baby-sitter o nonni-sitter, bensì vivono gran parte della loro settimana con entrambi i genitori, che lavorano in casa per occuparsi di loro. Questo permette a noi P.I.P. di turno di poter sperimentare una conoscenza continua e diretta dei nostri figli nel doverli, nel contempo, educare. Cerco sempre di rammentare la parola ex-duco, nella sua origine latina, che significa "portare fuori" (sottinteso: dall'ignoranza). E' ben difficile condurre i passi della conoscenza di un bambino, spesso perché (e fortunatamente te lo dice anche il pediatra, il che è rassicurante):
- i bambini hanno BISOGNO di rendersi conto dei propri limiti, pertanto DEVONO SENTIRSI DIRE un innumerevole numero di volte "NO", prima di capire che, di fondo, dietro quei NO ci sono dei motivi.
- i bambini sono, appunto, bambini: per loro tutto è bianco o nero, grande o piccolo, istantaneo o eterno. Spiegare ad una bimba di 20 mesi che neanche parla perché non deve svuotare la dispensa per divertimento - essendo questa a portata di mano e STRACOLMA di scatole e buste dai mille colori e suoni - è altrettanto difficile che spiegarlo ad un cane. Tanto vale allontanarla e, se pianta una tigna, farsi seri, rendere chiaro che la tigna non avrà alcun esito - non serve neanche urlare - e, non bastasse ed i decibel del pianto isterico farsi insostenibili anche per l'animale di casa, condurre l'infante verso un luogo isolato (tipo camera sua) e chiudere la porta in attesa del passaggio della "sbronza da isteria". Tutto ciò senza l'ombra di una tottò o di uno schiaffo.
Avere la rassicurazione, perfino del medico, che questo comportamento genitoriale VA BENE mi ha fatto tirare, non uno, ma mille sospiri di sollievo. Poi, un bel giorno, torni a casa dopo che tua madre ti ha fatto il favore di tenere a bada i figli mentre facevi la spesa e:
-è esplosa una bomba in salotto: cibi in scatola, contenitori vari, scarpe, posate e fogli di carta tappezzano pavimento e divano e lasciano la scia in corridoio insieme a qualche sparuto giocattolo inavvertitamente incappato nella furia da stanchezza della figlia maggiore. Il TUO genitore ti guarda e, con l'innocenza del diavolo, commenta "EH, qualcosa doveva pur fare!".
- la figlia se ne sta spaparanzata sul divano con le scarpe addosso e, in mano, un cibo qualsiasi - indipendentemente da che ora del giorno sia, dal fatto che lo usi per gioco o che abbia realmente fame - e neanche ti considera quando entri dalla porta di fronte a lei. In compenso, appena la nonna accenna a mettersi il cappotto per salutare e andarsene scoppia in un pianto dirotto, come se stesse per essere sottoposta alla tortura della ruota medievale.
- quando cerchi di porre rimedio alla tigna epocale provando, come di solito, con la tattica dei cinque minuti di comprensione che va dal "non c'è motivo di piangere, stai tranquilla" al "hai vinto un biglietto di sola andata per camera tua", la nonna si mette di mezzo, prende in braccio la piccola sconsolata che tira su teatralmente col naso e si avvinghia al suo collo come un koala all'eucalipto, per poi guardare te di sottecchi con l'aria di chi te l'ha fatta per l'ennesima volta. Il genitore - TUO - mette il sigillo alla scena dichiarando "poverina, cerca solo conforto, cosa devo fare, mandarla via?!".
- la figlia risulta assolutamente ingestibile o intrattabile per almeno un'ora dopo che la nonna se n'è andata, salvo poi arrendersi al fatto che i tiranni son tornati e che tocca adeguarsi.
Se dopo tutto questo non ti ribolle il sangue allora P.I.P., chiunque tu sia, complimenti.
Ieri, in tempi non sospetti, ho detto a mia madre, con molta calma, che NON DEVE comportarsi così, perché non mi aiuta ad educare la bambina. Risposta? "Dimentichi che anche io ho educato due figli e da sola per giunta! Vuoi che non sappia quello che faccio?!". Brutta risposta, perché a tua volta potresti e dovresti dirle che NO, non lo sa, che sta facendo dei danni, che non è quello il modo di farsi benvolere dalla bimba. Io ho litigato, ho messo i miei paletti e ho detto che da quelli non recedo, trovando un muro di offesa e risentimento dall'altra parte. E per fortuna che non l'ho detto incavolata, sennò figuriamoci. Quando i TUOI genitori si mettono in mente di educare i TUOI figli devi assolutamente intervenire, o almeno così credo, specie se, come nel mio caso, i nonni passano coi nipoti qualche ora la settimana se va bene mentre tu ci passi le regolari 24 ore. Specie, ancora più, se millantano ricordi che non esistono perché sennò la mia baby-sitter deve essere un parto della mia fantasia mentre era con me tutti i giorni, da dopo l'asilo a sera, alle volte anche la notte, fino a sei anni. Io ho deciso, perché POSSO e perché VOGLIO, di dedicare parte della mia vita all'infanzia dei miei figli, di esserci quando tornano a casa dall'asilo, di giocare con loro quando mi vogliono, sgridarli se è per il loro bene, sopportarli se sono stanca o sfiduciata o depressa, riempirli di baci e complimenti a profusione e metterli a letto ogni sera dopo i riti del bagno e della cena. Non biasimo assolutamente chi fa scelte diverse per dovere o per necessità, o anche solo per desiderio di indipendenza o amore per il proprio lavoro. Tuttavia faccio fatica ad accettare che mi si imponga un modello genitoriale quando alla costruzione della mia genitorialità dedico le mie giornate. Fare la mamma e fare la nonna sono cose diverse. Un consiglio di tua MADRE è diverso da un'intromissione della medesima nel rapporto con tua figlia ed io pretendo il rispetto del mio rapporto con la bimba. Chiaramente, non dovessi ottenerlo sulle lunghe distanze, ma spero di no, esistono estremi rimedi. Però, evidentemente, è difficile per il TUO genitore sapere quando cedere il passo o anche solo ricordarsi del fastidio dell'intromissione dei propri genitori nella sua vita. Forse che quell'intromissione non è mai avvenuta ma era attesa? Chissà. Frattanto spero di essere una mamma migliore della figlia che sono, perché tutto vorrei da mia figlia tranne che, un domani, mi dicesse: tu non c'eri mai.
Beh, l'argomento è di scottante attualità e, non c'è bisogno di dirlo, sono più che d'accordo con te ovviamente!!
RispondiEliminaTuo padre applica il suo concetto di FARE il nonno: visite abbastanza frequenti ai nipoti con cui passa alcune ore, gioca con loro, li intrattiene un pò, gli porta regali (da ogni parte del mondo, tra l'altro) e poi se ne va; è consapevole che, al momento, non ha il tempo (nè la voglia, probabilmente) di assumersi impegni più onerosi.
I miei genitori passerebbero volentieri più tempo con i nipoti, ma la distanza e altri motivi vari limitano questo tempo.
Tua mamma è sicuramente quella che ci passa più tempo (che comunque non è che alcune ore la settimana) e questa cosa del voler imporre le sue idee c'è dall'inizio, penso ai cani, alla casa, a tutte le cose che facevamo noi non andavano bene mentre come le faceva lei sì, al non rispettare abitudini e orari che con fatica eravamo riusciti a stabilire, ecc...
Ora finchè i bambini hanno pochi mesi e ancora non assorbono dall'esterno come spugne in secca la cosa può anche essere sopportabile, ma quando si arriva ad una certa età, un'età nella quale il bambino è consapevole di ogni cosa che gli succede attorno, a quel punto il nonno non può contrastare il genitore, in modo particolare quando il genitore è presente, altrimenti il ruolo viene meno, o meglio viene messo in secondo piano (e forse è pure peggio) rispetto a chi al bambino lascia fare qualunque cosa e non lo riprende mai.
I nonni sono fondamentali per un bambino, devono essere presenti ma devono lasciare la prima fila ai genitori, rimanere un passo indietro e godersi i nipoti nei loro momenti migliori...al resto (e ai momenti peggiori) ci pensano i genitori: siamo qui per questo, no?